Dopo quanto avvenuto, i Quota 96 pensano a un ricorso alla Corte Suprema di Giustizia Europea. Proprio perché le richieste dei lavoratori coinvolti si fanno sempre più insistenti a riguardo, sulla pagina Facebook dedicata alla vicenda è stata pubblicata la risposta dell’avvocato a cui è stato chiesto un parere su un eventuale ricorso. Secondo il suo parere, i termini per fare ricorso sono scaduti nel mese di maggio, ma assicura di “approfondire la questione alla luce degli ultimi avvenimenti”. Inoltre, per tutti coloro che avessero già presentato il ricorso, il legale precisa che “un’eventuale decisione favorevole in merito da parte della Corte, spiegherà effetto solo nei confronti dei ricorrenti, a meno di diversa decisione da parte della Corte stessa”. Rimane dunque ancora incerto il futuro di tutti i docenti e lavoratori ATA Quota 96.



Sciopero della scuola il prossimo 17 settembre per protestare contro le recenti decisioni del governo Renzi. Lo ha annunciato in un comunicato Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas. Le aperture degli istituti dopo la pausa estiva varieranno da regione a regione (sono comunque previste tra l’11 e il 15 settembre), quindi il sindacato ha deciso di organizzare la protesta in un giorno in cui sicuramente tutte le scuole avranno già riaperto per il nuovo anno scolastico. “E sarà il primo giorno di sciopero dell’anno – scrive D’Errico – Un segnale forte contro la schizofrenia del Governo, fatta di annunci fattivi clamorosamente disattesi e proposte irricevibili avanzate, ritrattate e rilanciate”. Tra queste c’è quindi anche la bagarre sui pensionamenti della Quota 96, una vicenda che il sindacalista definisce “semplicemente vergognosa”. Si tratta, recita ancora il comunicato, “dell’ennesima promessa di un provvedimento a fine agosto” che evidenzia come un governo “politicamente accattone (ma solo verso i cittadini) intenda risparmiare così 40 milioni, dilazionando di un anno un intervento resosi necessario dal 2011″.



In merito a ciò che sta succedendo in ambito di pensioni, specialmente in riferimento alla categoria di lavoratori cosiddetti Quota 96, si è espresso sugli schermi di GildaTv un docente di informatica, Ruggiero Pinto, che è tra le fila di quei 4mila lavoratori che non andranno in pensione il prossimo primo settembre e sono rimasti incastrati tra le regole della riforma Fornero. “L’Inps contiene tutti i dati dei docenti a partire dall’anagrafe e quindi anche i servizi effettuati dai docenti, ed era in grado di sapere le informazioni necessarie. E la Fornero sapeva che l’anno scolastico finisce il 31 agosto”, ha dichiarato. Secondo questo insegnante Quota 96, come riporta anche il sito specializzato di Orizzontescuola, il motivo sottostante la Riforma Fornero è stato un interesse economico che permettesse una manovra con un margine di risparmio: “Perché pensano che insegnare sia semplice e i docenti possono stare fino a 70 anni ad insegnare” ha concluso Pinto. 



In merito alla questione dei cosiddetti Quota 96, che non potranno andare in pensione il primo settembre di quest’anno come avevano sperato prima dell’approvazione dei quattro emendamenti soppressivi, ha parlato Maria Marzana, del Movimento 5 stelle, in un’intervista esclusiva rilasciata agli esperti di Orizzontescuola. La deputata pentastellata, rispondendo al quesito che le chiedeva di indicare gli errori nella gestione del problema Quota 96, ha risposto che non c’è stato alcun errore, ma semplicemente la mancata volontà del governo di rimediare “ad un ignobile errore legislativo”. Inoltre, Maria Marzana sembra abbastanza scettica rispetto alla mancanza di fondi per le coperture pensionistiche di questi quattromila lavoratori, sostenendo che “400 milioni distribuiti su più annualità” non siano in grado di mettere in ginocchio il paese: ci si dovrebbe concentrare più che altro sull’allocazione delle risorse piuttosto che sulla loro carenza, perché è quello il principale problema. La deputata risponde anche ad una domanda in merito al presunto (non ancora chiarito, né definito) piano del premier Renzi per concedere un pre-pensionamento a determinate categoria lavorative, prima dei 66 anni e con una penalizzazione: “E’ comprensibile che alcuni di questi insegnanti, stanchi di tanto lavoro e lotte, sarebbero disposti a cedere su alcuni aspetti, non tenendo in considerazione perà che rinunciare al riconoscimento pieno di un diritto acquisito rappresenterebbe una sconfitta per tutta la società” ha replicato Maria Marzana, ricordando che fin da subito il M5S si è sempre battuto con vigore in favore di questa categoria di lavoratori. 

All’indomani dell’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, del decreto legge sulla Pubblica Amministrazione, Cesare Damiano – sulle pagine del nuovo numero di Europa – si toglie qualche sassolino dalle scarpe parlando di “livello di voluta disinformazione e propaganda rispetto all’argomento da parte degli opinionisti dei maggiori organi di stampa” circa il nodo previdenziale e la necessità di affrontare subito la questione dei Quota 96: bisogna infatti intervenire entro la metà Di agosto onde evitare di saltare un altro anno. Ecco cosa scrive il presidente della commissione Lavoro della Camera: “Si vorrebbe far credere che si dà un privilegio a questi lavoratori o che si pretenderebbe di far andare tutti in pensione con quella quota. Si tratta di pura fantasia: il fatto che questi quattromila insegnanti non siano andati in pensione entro l’agosto del 2012 dipende da un autentico “errore” del governo Monti. Siamo dell’opinione che se la politica sbaglia lo deve riconoscere e porre rimedio all’errore senza far pagare il conto a ignari cittadini”. Infine, ecco l’appello a Renzi: “Chiediamo al premier Renzi, sempre molto sensibile rispetto a queste materie, di agire nella direzione giusta. Non si tratta di fare propaganda o demagogia, ma di cercare insieme di risolvere i problemi dei cittadini”.

Con 303 sì, 163 no e 9 astenuti, l’Aula di Montecitorio ha approvato in terza lettura il decreto legge Pubblica amministrazione. E’ stato dunque confermata la cancellazione delle misure inizialmente introdotte sulla Quota 96 che avrebbero consentito il pensionamento di circa 4.000 docenti. Questa mattina invece, la Camera aveva votato la fiducia posta dal governo sul testo giunto oggi all’esame di Montecitorio dopo il via libera senza modifiche della commissione Affari costituzionali. Ovviamente soddisfatto il ministro Marianna Madia: “#Decretopa è legge. Equità compensi pubblici, anticorruzione, semplificazioni ed efficienza con mobilità. Riforma continua con ddl in Senato”, ha scritto su Twitter.

I Quota 96 scendono in piazza. “Per il diritto alla pensione di Q96 e al lavoro dei precari giovedì 7 agosto presidio di lotta a Montecitorio”, scrivono i Cobas che oggi sono a Roma insieme ai docenti precari che hanno superato il concorso ma che non sono ancora in ruolo. La soppressione dell’emendamento al Senato “spegne le speranze dei 4000 quota 96 che finalmente dopo 28 mesi avrebbero avuto finalmente giustizia e quelle di altrettanti precari, anche loro in attesa di 28 mesi, che avrebbero occupato i posti liberati”, scrivono ancora i sindacati, secondo cui “dopo questo atto di gravissimo vulnus democratico è ancora più chiara la continuità di Renzi con i governi precedenti nel considerare la scuola come un pozzo da cui prelevare fondi per i poteri forti”. Da anni docenti e precari assistono “allo stesso balletto, di rinvio in rinvio, ordini del giorno delle Camere, sempre disattesi, buoni per tacitare le proteste e in quest’ultimo caso per evitare l’ennesima brutta figura, a cui sono sottoposti i parlamentari del Pd, che hanno sottoscritto l’emendamento insieme agli altri parlamentari”. Il governo potrebbe quindi “approvare di nuovo alla Camera l’emendamento, eliminato al Senato, oppure da oggi stesso inserirlo in un decreto legge, mandando in pensione i Q96 e aprendo le porte all’assunzione di altrettanti precari”. Il presidio di oggi è comunque solo il “primo atto della protesta che proseguirà per tutto agosto”.