Era il 1985 quando Giovanni Lindo Ferretti, allora leader del gruppo punk filo sovietico CCCP, ci raccontava delle “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”.

Sarebbe interessante sapere cosa pensa, oggi, Susanna Camusso, leader del più grande sindacato (di sinistra) del paese, delle affinità-divergenze (elettive) con il “compagno” Renzi ed, in particolare, con la sua idea di società e di mercato del lavoro.



Nel frattempo, in attesa di sapere cosa ne sarà del Jobs act renziano che dovrebbe, finalmente, accelerare il suo cammino al Senato nei prossimi giorni, il sindacato di Corso Italia lancia, infatti, l’idea di una Piazza per il Lavoro: una grande manifestazione nazionale, che si propone di coinvolgere tutto il mondo del sindacato confederale, da tenersi, come da tradizione, all’inizio di ottobre.



La Cgil, sostanzialmente, ritiene che il governo non stia facendo abbastanza per far tornare il lavoro al centro del dibattito politico e che non si possano più rimandare decisioni e scelte chiare di politica economica per rilanciare un Paese che appare fermo.

Si sottolinea, inoltre, come le riforme vadano, ovviamente, fatte, ma non contro i lavoratori e le parti sociali. Ad esempio la Camusso è disposta a discutere di una modifica dello Statuto dei lavoratori, ma per renderlo più inclusivo e non per ridimensionare i diritti esistenti, quale (per i pochi, e fortunati, lavoratori che ne beneficiano) l’art. 18, che si ritengono irrinunciabili.



Cgil lancia, insomma, una manifestazione che, nella prospettiva degli organizzatori, dovrebbe far conoscere al paese le vere condizioni del paziente Italia e le terapie necessarie per riformare, da sinistra, il mercato del lavoro. Riforme, quindi, non contro il lavoro ed i lavoratori, bensì contro i “poteri forti” che, secondo la leader della Cgil, bloccano il cambiamento e la ripresa.

É da sottolineare, in questo quadro, come anche la Fiom annunci una sua manifestazione nazionale con uno sciopero di otto ore sebbene non sia da escludere che le due iniziative possano, un po’ a sorpresa, convergere.

Viene da chiedersi, tuttavia, se, oggi, non sarebbe più corretto evocare, invece di un’unica ed uniforme piazza del lavoro, una pluralità, inclusiva, di piazze dei lavori che potrebbero, forse, meglio rappresentare l’attuale mercato del lavoro italiano e tutte le sue sfaccettature. Luoghi ideali, insomma, in cui discutere sulle risposte più adeguate da dare alle dinamiche del mondo globale del 2014 e che guardino, più che ad un passato per molti aspetti idealizzato, con coraggio e lungimiranza al futuro.