“Enrico Letta è intervenuto sulle pensioni più alte, io credo che sia un errore che per 100 milioni di euro si susciti il panico tra i pensionati”. E’ la garanzia del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il quale si è impegnato così a non toccare le pensioni. Se i pensionati possono dormire sonni tranquilli, con la manovra 2015 arriveranno invece tagli da 20 miliardi di euro sulla sanità. Ci sta lavorando il ministero dell’Economia, con l’obiettivo di non toccare i servizi ma ridurre soltanto gli sprechi. Ne abbiamo parlato con Maurizio Del Conte, professore di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi di Milano.



Renzi ha annunciato che non toccherà le pensioni. Lei che cosa ne pensa?

Sono d’accordo sul fatto che meno annunci si fanno sulle pensioni e meglio è. Negli ultimi tempi abbiamo già assistito a continui annunci su possibili riforme delle pensioni, perché ogni volta che si tratta di reperire risorse i pensionati sono in prima fila. Abbiamo assistito a balletti di cifre su quali sarebbero state le pensioni d’oro da sottoporre a tagli. La riforma delle pensioni è una materia estremamente delicata, ed è assolutamente necessario trovare un piano che non rimetta in discussione quanto è stato fatto finora.



Lei esclude anche dei piccoli aggiustamenti?

Potranno essere fatti alcuni aggiustamenti, ma non credo che si possano caricare nuovamente sul pensionato ulteriori oneri fiscali. La rendita previdenziale ha già subito la sua tassazione quando è stato prodotto il montante contributivo. L’idea di applicare nuove imposizioni sulle rendite previdenziali in definitiva si traduce in una doppia imposizione. Su questo tipo di misure occorre quindi grandissima prudenza.

Che cosa ne pensa dei tagli da 20 miliardi agli sprechi della sanità?

Il ministro Lorenzin ha già espresso la sua contrarietà. Tutte le volte che si deve mettere mano alle forbici per ridurre gli sprechi, poi i ministeri competenti fanno resistenza. Il sistema sanitario nazionale ha bisogno di una profonda revisione degli sprechi, ma è fondamentale non operare tagli lineari. Se davvero si vuole la salvaguardia del servizio, bisogna colpire gli sprechi e non andare a tagliare orizzontalmente la spesa sulla sanità.



In che modo è possibile farlo?

Abbiamo davvero dei centri di costo polverizzati in tutto il territorio, che comportano acquisti piccoli per ciascun centro, senza avere quelle riduzioni dovute a una centralizzazione degli acquisti. Abbiamo duplicazioni di servizi, spesso nello stesso bacino di utenza dei cittadini. Più che di tagli, si deve parlare di una razionalizzazione dei servizi sanitari. Se si parte con la razionalizzazione dei servizi sanitari, si avranno conseguentemente dei risparmi. Se invece si parte dal presupposto di recuperare 20 miliardi dal settore sanitario, l’unico modo per farlo in tempi rapidi è procedere al classico taglio orizzontale.

 

Fino all’anno prossimo le lavoratrici dipendenti di 57 anni potranno ritirarsi in anticipo, accettando la penalizzazione del calcolo contributivo, purché abbiano 35 anni di versamenti. Lei che cosa ne pensa?

Dipende dalla carriera della dipendente. Tendenzialmente il sistema retributivo è più vantaggioso, a meno che ci siano stati fattori che hanno determinato picchi di reddito nella prima parte dell’età lavorativa, nel qual caso conviene di più il sistema contributivo.

 

(Pietro Vernizzi)