Il Presidente Juncker, nel presentare la composizione della sua squadra e il nuovo assetto della prossima Commissione europea, ha sottolineato come una delle maggiori sfide dell’Unione sarà quella di convincere i cittadini che la situazione economica e sociale può, finalmente, “cambiare verso” dopo uno dei periodi certamente più difficili della sua storia recente.
Dopo anni di difficoltà economiche e di riforme (spesso dolorose), i cittadini europei si attendono, infatti, che l’economia riparta agevolando così la creazione di posti di lavoro duraturi e un ampliamento, e ammodernamento, degli attuali sistemi di protezione sociale. Compito, quindi, del nuovo “governo” europeo, che si pone questo obiettivo come la prima delle priorità programmatiche, sarà quello di stimolare, sempre più, lavoro, crescita e investimenti.
I dati pubblicati dall’Ocse solo pochi giorni fa, tuttavia, impediscono di essere particolarmente ottimisti per quanto riguarda le sorti del nostro continente. Infatti, sebbene la crescita globale, seppur moderata, è destinata a continuare, la debolezza della domanda nell’area euro rimane una delle maggiori preoccupazioni per gli esperti parigini.
Se, infatti, la ripresa del mercato del lavoro nei paesi Ocse nel suo complesso rimane ancora a uno stato embrionale, in aree quali il Nord America e il Regno Unito (Scozia compresa) si registra una crescita dell’occupazione ormai solida e una costante diminuzione della disoccupazione. In Giappone, addirittura, la disoccupazione è tornata ai livelli pre-crisi e le offerte per chi cerca lavoro hanno superato i record raggiunti nell’ormai lontano 2007.
La disoccupazione nell’area Euro ha, altresì, appena cominciato il suo travagliato viaggio per abbandonare i picchi che hanno, ahimè, caratterizzato questi anni. La ripresa nell’area Euro rimane, infatti, insoddisfacente in particolare nei paesi più grandi quali la Germania, la Francia e, ovviamente, l’Italia. La fiducia è ancora particolarmente debole e lo stato anemico della domanda si riflette nel calo dell’inflazione, che è vicino a zero nella zona nel suo insieme e in negativo diversi paesi.
La leggera crescita dei tassi di occupazione, dello 0,2% nella zona euro e dello 0,3% nell’Europa a 28, registrata nei giorni scorsi da Eurostat nel suo periodico rapporto sullo stato di salute del nostro mercato del lavoro non rappresenta, certamente, un valido motivo per rallegrarsi.
Il lavoro da fare, quindi, certamente non manca al Team Juncker e in particolare alla belga Marianne Thyssen, designata al dicastero dell’occupazione e Mrs. Jobs nel nuovo esecutivo europeo.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com