Dopo che il Governo ha varato il dl “Sblocca Italia” e la riforma della giustizia civile, Matteo Renzi presenta il programma dei mille giorni, con un sito ad hoc (passodopopasso.italia.it) per evidenziare, mese dopo mese, i progressi dell’azione di governo e il rispetto degli impegni assunti. Al di là di impegni presi e mentenuti, il Governo si sta muovendo nella giusta direzione? Le riforme varate danno risposte ad un paese sempre più in difficoltà e stretto dalla morsa di questa grande crisi economica? Di questo ed altro parla il Segretario della Cisl Raffaele Bonanni in questa intervista.
Segretario Bonanni, dl “Sblocca Italia” e riforma giustizia civile: sono questi gli interventi strutturali di cui ha bisogno il paese?
Tutte queste iniziative che qui e lì sorgono sono appunto piccole iniziative che a monte non hanno una missione ed un ordine di un mosaico che si vuol costruire. In più ci vuole trasparenza nel modo in cui si discute di queste pennellate improvvise e senza un disegno unitario, non c’è discussione nemmeno in Parlamento… per non dire con le parti sociali.
Quale sarebbe oggi l’intervento più importante da fare?
Abbiamo bisogno di un disegno completo che parta da due aspetti fondamentali: innanzitutto da come risparmiare tutto ciò che sprechiamo e mandiamo in corruzione, la spesa degli enti locali è oramai un problema molto serio. La ridefinizione della dimensione amministrativa locale, la sua semplificazione e la messa in gestione di meccanismi anticorruzione – compreso il buco nero delle municipalizzate – sono una grande priorità.
E in secondo luogo?
L’altro punto riguarda l’innalzamento della quantità e della qualità della produzione e lo sfondamento di tutte le vicende che vi sono intorno. Questi sono i due problemi essenziali, e bisogna avere un disegno organico – e dico anche trasparente – che metta all’angolo le rendite, sia nell’uso distorto delle risorse nei livelli amministrativi locali e sia nel reticolo che strangola la produzione italiana. Ci vuole un disegno compiuto e siamo ben lontani dall’averlo individuato ed indicato.
In questi anni di grande sofferenza, cosa ha impedito interventi strutturali seri a favore del mercato, dell’impresa e del lavoro?
Una classe dirigente senza bussola ma anche senza nave. Senza nave perché nel corso degli ultimi lustri i partiti si sono sempre più sbiaditi rispetto alla loro funzione costituzionale, fino ad assumere completamente i connotati di veri e propri comitati elettorali. In una dimensione politica di questo genere scattano due fenomeni: la debolezza della politica in sé che non tiene più testa alla forza delle lobbies (nel caso italiano la rendita gonfiata a dismisura) e la mancanza di una struttura politica / partitica nel senso classico come in Germania, Francia, Spagna, Inghilterra… il fenomeno italiano, unico in Europa, spinge le personalità politiche a muoversi come monadi, con la conseguenza di uno scivolamento verso comportamenti populistici.
Di qui la loro inefficacia sulle questioni macro. Tanto più la loro impotenza è alta, tanto più il populismo è inefficace e rumoroso. Ecco perché non sono state portate avanti le riforme strutturali e perché la nostra situazione è gravissima, più di ogni altro paese in Europa. La recente politica ha segnato così il passo all’abbandono del campo a tutti i poteri non responsabili.
Il governo ha assicurato che con la manovra di stabilità non ci sarà nessun taglio alle pensioni…
Ma secondo lei è normale che si parli di un intervento sulle pensioni, il più pesante che si sia mai visto in tutta Europa, per recuperare 80 mld, quando negli ultimi 6 mesi abbiamo collezionato un incremento della spesa pubblica di 100 mld?
Il ministro Poletti ha di recente dichiarato: “fino a quando non cambieremo mentalità, non scriveremo buone norme; capiremo che le cose sono diverse quando il primo maggio vedremo festeggiare anche l’impresa oltre al lavoro…”
Benissimo, sono contento che lo dica anche lui; anche se lui lo ha sempre affermato prima di diventare ministro. La mia organizzazione lo dice da anni e per questo è stata perseguitata.
In questi giorni anche Sergio Marchionne è passato dal Meeting di Rimini. Secondo lei Fiat vincerà la sua sfida nel mercato del lusso?
La strategia di Fiat era l’unica possibile. Il mercato europeo va molto male, si è molto contratto. L’unica possibilità era appunto questa, di dedicarsi al lusso, per soddisfare mercati che vanno molto più forte, come quello nordamericano e quello asiatico. Del resto Fiat possiede marchi di prestigio, come Ferrari, Maserati e Alfa Romeo, marchi che possono soddisfare queste esigenze. Si tratta di prodotti validi e prestigiosi, questa sfida farà bene all’Italia.
In collaborazione con www.think-in.it
(Giuseppe Sabella)