La Corte costituzionale si è pronunciata: il referendum proposto, tra gli altri, dalla Lega nord per abolire la riforma Fornero sulle pensioni è stato dichiarato inammissibile. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Fedriga, deputato della Lega nord e membro della commissione Lavoro.

Il referendum è stato bocciato. Che cosa farete ora?



Alzeremo la voce, in modo pacifico e democratico, ma facendo sentire che non si può togliere il diritto di scelta ai cittadini su una richiesta che non ha nulla di anti-costituzionale. Quella della Consulta sembra una scelta più dettata da pressioni politiche che vengono dall’esterno, anziché dall’oggettiva valutazione della richiesta stessa. Non si può pensare che la riforma delle pensioni sia dettata solo da esigenze di bilancio. Rischiamo di creare un precedente gravissimo, vorrebbe dire che chiunque potrà mettere le mani nelle tasche dei pensionati e dei lavoratori per fare cassa.



Nel frattempo ci sono però altre idee per una riforma delle pensioni, come quella di Cesare Damiano, che ha proposto la quota 100.

L’unica buona idea è abolire la legge Fornero, tutto il resto sono palliativi che vanno a penalizzare i lavoratori. Già prima della riforma del 2011 gli anni richiesti in Italia per accedere ai benefici previdenziali erano in linea se non superiori a quelli degli altri paesi europei. Non si può quindi pensare di fare una riforma ingiusta, che porti a 70 anni l’età richiesta per andare in pensione. Quest’ultima sarebbe una follia, anche perché non è corrispondente alla realtà di chi vive nel mondo del lavoro: basti pensare al muratore che a 70 anni deve stare sul tetto a mettere le tegole.



Cosa sarebbe successo se il vostro referendum avesse ottenuto il via libera della Consulta e fosse stato “promosso” dagli elettori?

Sarebbe stata cancellata l’infausta riforma Fornero e si sarebbe tornati al regime previgente. Con il referendum i cittadini avrebbe potuto sancire che era una riforma ingiusta e che si è scelto di fare pagare ai pensionati la cattiva politica portata avanti dal governo Monti e dal Pd.

Si sarebbe dovuto versare una differenza a chi è andato in pensione con il contributivo dopo la riforma Fornero?

Naturalmente, anche se quello è il tema più irrisorio, perché il calcolo contributivo modificato dalla Fornero vale solo dal 2012 in poi. Chi era già in regime misto o nel contributivo puro non è stato toccato da quella variazione. In sostanza tutto avrebbe funzionato come prima del 2012 e il Governo avrebbe dovuto trovare delle coperture, senza poter più utilizzare i soldi delle pensioni dei lavoratori per accontentare l’Europa e i diktat di Bruxelles.

 

E dove si sarebbe potute recuperare le coperture?

Purtroppo noi abbiamo un sistema di bilancio che non si rende conto della reale situazione del Paese. La riforma Fornero è stata direttamente responsabile, insieme ovviamente alla crisi economica, dell’aumento della disoccupazione tra cui quella giovanile. Ha infatti bloccato il ricambio generazionale, e non ha quindi permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. Mi domando quindi se qualche “luminare” dei governi tecnici si sia posto il dubbio di quanto ci sta costando questa situazione dal punto di vista sociale, degli ammortizzatori e dei mancati introiti perché la gente non lavora. Siamo più che convinti del fatto che con lo sviluppo e con i nuovi posti di lavoro gran parte delle risorse potrebbero rientrare.

 

(Pietro Vernizzi)