La settimana scorsa si è chiusa, tra luci ed ombre, la presidenza italiana dell’Unione europea. A noi succede la piccola Lettonia, un Paese dell’ex Unione Sovietica tornato alla libertà e all’indipendenza solo 25 anni fa. Molte cose sono, tuttavia, cambiate in questi anni. Infatti, anche grazie al ricorso ai fondi europei, la Lettonia è oggi il Paese europeo con il maggior numero di punti wifi per metro quadrato, la più alta penetrazione della banda larga e i servizi internet più veloci nell’Unione. Riga è, diventata, insomma, in pochi anni, la capitale europea di internet. 



Ciò premesso, la presidenza lettone intenderà lavorare, prioritariamente, sulle misure per rimuovere le barriere al commercio transfrontaliero on line, su un quadro più solido per la protezione dei dati, sulla tutela dei diritti dei consumatori e sull’accesso alla rete per la Pubblica amministrazione. Uno degli obiettivi qualificanti della presidenza lettone è, infatti, comprendere come l’Unione possa aumentare la crescita e la competitività traendo il massimo vantaggio dalle opportunità offerte dal mondo digitale.



Con specifico riferimento all’ambito sociale e del lavoro, la repubblica baltica intende promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti online interattivi e dei social media in materia di salute e sicurezza sul lavoro e integrare la dimensione della sicurezza nei curricula degli studi scolastici. 

Per l’Italia, tuttavia, i prossimi mesi saranno dedicati, prima di tutto, all’implementazione dell’ambizioso progetto del Jobs Act e le risorse europee della nuova programmazione 2014-2020 potranno essere certamente utili a tal fine. Ad esempio, il programma operativo italiano Fse sui Sistemi di politiche attive per l’occupazione per il periodo 2014-2020 (2,177 miliardi di euro, di cui 1,181 dal bilancio Ue), recentemente approvato dalla Commissione, può rappresentare uno strumento, e una linea di finanziamento, importante con il quale rafforzare e sviluppare le politiche nazionali sul mercato del lavoro e contribuire, in particolare, al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della strategia Europa 2020 all’interno della quale, per molti aspetti, anche il Jobs Act opera.



Più in dettaglio, si deve evidenziare come circa l’84% della dotazione di tale Programma Fse è dedicata alle misure di attuazione del piano Garanzia Giovani, al miglioramento dei servizi per l’impiego, alla lotta alla disoccupazione di lunga durata e all’aumento delle possibilità di accesso al lavoro delle donne e dei migranti.

È auspicabile, quindi, che, a differenza del recente passato, queste risorse siano dedicate, prima di tutto, a supportare la buona implementazione del progetto riformista approvato dal Governo Renzi. Sarà, forse, così più facile sostenere che l’Europa, a differenza di quanto ritengono i populisti di tutti i colori, può rappresentare, per il nostro Paese, un’opportunità di crescita e sviluppo e non un problema.

 

In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com