In attesa della riforma delle pensioni che dovrebbe arrivare con la Legge di stabilità, nelle prossime settimane diversi italiani riceveranno la busta arancione dell’Inps, con cui riusciranno a sapere a quanto ammonterà il loro assegno una volta in pensione. Tito Boeri ha spiegato che la busta verrà inviata a tutti coloro che non hanno fatto la simulazione sul sito dell’Inps, così da incoraggiarli a richiedere il pin per il sito stesso.



La flessibilità incassa anche il parere positivo dell’Ania. Il direttore relazioni industriali dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, Luigi Caso, è stato ascoltato in audizione alla Camera, spiegando che il provvedimento non dovrebbe avere eccessive penalizzazioni per i lavoratori, “stando attenti alla spesa pubblica ma anche alle imprese”. Caso ha anche spiegato che occorrerebbe regolare meglio la possibilità per i lavoratori di restare impiegati fino a 70 anni: sarebbe meglio che questa opzione potesse essere concordata con l’azienda.



Cesare Damiano continua a perorare la causa della flessibilità, avendo anche presentato un Disegno di legge in materia. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera in una nota ricorda infatti che l’uscita ritardata dal lavoro crea dei problemi anche per le imprese, dovuti all’aumento dell’età media dei dipendenti e un invecchiamento della manodopera che non favorisce l’innovazione del sistema produttivo. Insomma, non inserire la flessibilità nella Legge di stabilità può essere dannoso per le imprese.

Anche Confindustria, per bocca di Giulio De Caprariis, si dice favorevole alla flessibilità pensionistica. Il vicedirettore dell’area lavoro e welfare di viale dell’astronomia, in un’audizione alla Camera, ha spiegato che gli industriali vedono bene la possibilità di anticipare di 2-3 l’ingresso in quiescenza, anche se resta da capire quale sarebbe la penalizzazione a carico del lavoratore.



Sì alla flessibilità in uscita dal lavoro, “purché si trovi una soluzione equilibrata che tenga conto delle esigenze di equilibrio di finanza pubblica, ma anche del fatto che non si deve penalizzare più di tanto il lavoratore che acceda a questo strumento”. Lo ha detto in una intervista in cui si sono toccati possibili punti di riforma delle pensioni 2015, rilasciata a Labitalia Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida, la confederazione che rappresenta gli interessi generali dei dirigenti e delle alte professionalità di tutti i settori socio produttivi pubblici e privati. Secondo Ambrogioni bisognerebbe innanzitutto immaginare “una previsione che prenda in considerazione per il pensionamento anticipato solo chi perde il posto di lavoro in maniera involontaria, cioè è licenziato”. “Restringere la platea dei possibili interessati – ha aggiunto – crediamo possa essere una soluzione da sperimentare. Pensiamo che l’accesso anticipato al pensionamento debba riguardare persone a cui mancano non più di 3-4 anni al pensionamento classico”. Attenzione però, perché la penalizzazione economica annua “non deve essere superiore al 3-4% altrimenti diventa insopportabile per il lavoratore”.