Di recente, la Confindustria milanese ha stimato l’impatto di Expo sull’economia italiana, in particolare a livello di Regione Lombardia: centomila posti di lavoro, un fatturato che oscilla tra i 2 e i 3 miliardi di euro e nuovi contratti per circa 300 aziende lombarde. Il business che la grande manifestazione ha saputo generare e l’opportunità di incontro con moltissime delegazioni di imprenditori stranieri sono fattori estremamente positivi per la nostra economia.
Per quanto riguarda il lavoro impiegato, la società Expo non ha comunicato dati ufficiali, ma la Felsa – la Federazione dei lavoratori somministrati autonomi e atipici della Cisl – ha stimato tra le 27.000 e le 30.000 persone impiegate, prevalentemente giovani, presso il sito del polo fieristico, alle dipendenze di Agenzie per il lavoro e direttamente di aziende. A grandi linee, il 60% è lavoro somministrato, il 30% è diviso tra tempo determinato e apprendistato, il 10% è composto da altre tipologie contrattuali.
Per quanto riguarda il lavoro temporaneo, il ricorso crescente alla somministrazione conferma quanto ormai l’agenzia per il lavoro sia un player fondamentale nel mercato del lavoro e quanto la somministrazione stessa sia lo strumento più idoneo nella gestione della flessibilità: l’azienda utilizzatrice usufruisce del lavoratore fino al termine della sua missione, l’agenzia lo assume e nel momento in cui si conclude la sua missione in azienda resta un riferimento per il lavoratore in funzione del suo ricollocamento. La recente riforma del lavoro – il cosiddetto Jobs Act – ha di fatto liberato la somministrazione da qualsiasi vincolo cancellandone le causali e introducendo la totale acausalità, anche per lo staff leasing (la somministrazione a tempo indeterminato, per cui tuttavia resta il vincolo della percentuale del 20% in rapporto alla forza lavoro complessiva).
La bilateralità è il grande valore della somministrazione, perché è grazie alla contrattazione che possiamo distinguere la precarietà dalla buona flessibilità. Le prestazioni che i lavoratori in somministrazione hanno, frutto di un protagonismo delle parti sociali, costituiscono delle tutele reali: dal rimborso totale del ticket del SSN, a una tutela aggiuntiva per maternità, dal contributo per l’asilo nido, fino a un sostegno una tantum di 750 euro per coloro che hanno svolto almeno 132 giorni di somministrazione.
Con il nuovo impianto legislativo, si sono confermate le scelte operate dal legislatore già con il D.L. 34/2014 – il cosiddetto decreto Poletti – di eliminare definitivamente ogni riferimento alle ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. Il legislatore ha voluto liberare definitivamente tali istituti dalla rigidità di un vincolo che in passato ha dato luogo a un contenzioso tutt’altro che indifferente e dagli esiti, peraltro, assolutamente incerti, a volte persino opposti, anche nell’ambito della stessa sezione di Tribunale.
Al di là del fatto che, come ormai noto, il lavoro temporaneo è sempre più protagonista e che va visto come un’opportunità e non come una diminutio, va detto oggi che – quando manca meno di un mese dalla chiusura della grande kermesse – il sistema lavoro è giusto che si prepari a fare in modo non solo di ricollocare il flusso di risorse in uscita, ma anche di sfruttarne quelle competenze che, dentro un’esperienza come questa, non possono che essere cresciute e rafforzatesi. Sono moltissimi infatti quei giovani che da Expo hanno maturato non solo le propria abilità, ma anche una consapevolezza fondamentale per il lavoro e la vita del terzo millennio: per citare parole care ad Angelo Scola, “il campo è il mondo”.
Certamente, non tutti i lavoratori saranno ricollocati. Alcuni non vogliono nemmeno esserlo: molti sono studenti e alla fine della manifestazione proseguiranno il loro percorso universitario; altri, in virtù delle loro potenzialità, si ricollocheranno autonomamente. La cosa fondamentale è che nessuno venga lasciato solo: Expo è un successo anche grazie al contributo dei lavoratori, è giusto che tutti abbiano la possibilità di non essere lasciati soli e di essere accompagnati nel percorso professionale. Anche su questo tema la bilateralità – quindi risorse private – può giocare un ruolo importante, ma è auspicabile che anche le istituzioni diano il loro apporto.
Le criticità dell’occupazione giovanile sono note: l’economia globale ne favorisce la mobilità verso altri paesi e questo non è di per sé un male, salvo che spesso il giovane cerca altrove perché in Italia non trova porte aperte. L’importante expertise cresciuta in questa occasione dai nostri giovani può rivelarsi importante per la nostra impresa, spesso in difficoltà nei processi di innovazione. La trasformazione delle imprese coincide sempre più con l’esigenza di rilanciarsi alla ricerca di mercati nuovi: quale migliore occasione di quella di avvalersi di chi ha fatto esperienza nel grande campo di Expo?
In collaborazione con www.think-in.it