La Legge di stabilità sta creando problemi all’interno del Partito democratico, anche per quello che è stato fatto in tema di pensioni. Non è da escludere che il Premier debba rivedere qualche dettaglio per non rischiare di vedersi respinta dal Parlamento la manovra, a meno che non ponga la fiducia sul provvedimento. Non c’è infatti solo Cesare Damiano sul piede di guerra, deluso per la mancata flessibilità. Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza dem, ritiene infatti che la Legge di stabilità sia di destra. In un’intervista al Corriere della Sera ha infatti evidenziato che toglie la Tasi anche ai più ricchi, contiene tagli alla sanità e non contiene nulla sulla flessibilità pensionistica.
Il Capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro della Camera, Roberto Simonetti, non fa sconti al Governo per i provvedimenti in tema di pensioni presi con la Legge di stabilità. In particolare, sul prolungamento di un solo anno di Opzione donna. Da tempo il Carroccio, infatti, chiede che sia data alle italiane la facoltà di accedervi fino al 2018. Per Simonetto, quindi, l’esecutivo ha fatto solo il minimo indispensabile. Critiche arrivano anche per la cosiddetta flessibilità part-time, che scaricherebbe gli oneri del ricambio generazionale sulle imprese, dato che il Governo ha deciso di non intervenire sulla flessibilità pensionistica.
Quanti italiani saranno contenti delle novità in materia pensionistica approvate con la Legge di stabilità? Difficile dirlo. Molto probabilmente lo saranno in circa 70.000. Tanti sono infatti i beneficiari stimati dei provvedimenti di proroga di Opzione donna fino a fine 2016 e della settima salvaguardia degli esodati. Per tutti gli altri non sembra esserci molto da “gioire”. A partire da chi percepisce una pensione bassa: l’innalzamento di 250 euro della soglia della no tax area scatterà infatti solamente dal 2017. Dunque, anche se non molti (di sicuro meno degli 80 euro in busta paga avuti dai lavoratori dipendenti), i derivanti soldi in più sull’assegno non si vedranno prima di 15 mesi. Non bisogna poi dimenticare qualche migliaio di esodati. Poletti ha infatti parlato di una settima e ultima salvaguardia per circa 32.000 persone. Ma da tempo la Rete dei comitati degli esodati ritiene che gli italiani in attesa di tutele siano più di 49.000.
Non saranno certo poi contente le donne nate nel 1960: quando avranno 57 anni, infatti, non potranno optare, nel caso avessero 35 anni di contributi, per Opzione donna. Anche se va detto che la promessa di Renzi è quella di approvare presto misure di flessibilità, di cui potrebbero magari godere (di certo non però a 57 anni). Una promessa che non va certo giù ai lavoratori precoci, che pur avendo una notevole anzianità contributiva (superiore ai 40 anni), ancora devono soddisfare i requisiti della legge Fornero per poter andare in pensione. Certo, qualche italiano che ha 63 e passa anni potrà anche usufruire della “flessibilità part-time”, ma dovrà prima trovare un accordo con la sua azienda.