“Una riforma epocale”. Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di Gi Group non si è limitato ai saluti di rito, aprendo il seminario internazionale “Jobs Act e Legge di stabilità 2016: occupazione, crescita ed investimenti esteri in Italia”. L’evento è stato ospitato al Palazzo del Lavoro di Milano, su iniziativa di GiGroup Acadamy e di The British Chamber of Commerce in Italy, assieme alle Camere di Commercio Italo-Francese e Italo-Tedesca. La presenza del senatore Pietro Ichino e del viceministro all’Economia Enrico Morando ha fatto dell’appuntamento un vero e proprio momento di bilancio operativo fra regulator e player del nuovo mercato del lavoro italiano.
E proprio Colli-Lanzi – a capo di una multinazionale dei servizi per il lavoro attiva in 40 paesi – ha dato subito tono alla discussione, illustrando una survey originale sulle risposte effettive al Jobs Act di un campione significativo di 446 imprese del network Gi Group. La rilevazione – la sesta condotta dall’Osservatorio di Gi Group Academy – è stata effettuata fra il 24 settembre e l’8 ottobre ed è stata basata su un poll di imprenditori e manager opportunamente articolato in termini geografici e dimensionali (vedi anche survey completa in link in calce).
Sette le domande poste, con un feedback che il Ceo di GiGroup ha giudicato poco equivocabili sull’impatto della riforma del mercato del lavoro e sulle prospettive di cambiamento che il Jobs Act apre per tutti gli attori. Non è banale che il 39% degli intervistati – a soli sei mesi dall’emanazione dei decreti – manifesti l’intenzione di assumere nel 2016. Ma anche quel 47% che prevede di tenerli invariati lancia segnali confortanti sia per la ripresa che – più in generale – per la fiducia che l’Azienda-Italia riscuote: soprattutto oltre confine. Sono infatti soprattutto le multinazionali non italiane (54% di intenzione di aumentare la forza lavoro) a scorgere nella flessibilizzazione del mercato del lavoro una finestra da usare subito. E sono le stesse multinazionali estere che – a un secondo questito – preannunciano di voler aumentare gli investimenti in Italia l’anno prossimo. Né ha bisogno di ulteriori commenti la slide in cui è il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti la forma contrattuale che raccoglie più interesse nei programmi di assunzione 2016.
Ma i ricercatori di GiGroup hanno voluto vederci chiaro, ponendo una domanda più frontale: fra riforma delle regole, decontribuzioni e scenario macro-economico, cosa pesa diù più nelle vostre scelte per il 2016? Bene: il Jobs Act (6,4 in una scala da 1 a 10) pesa pochissimo meno di decontribuzioni e stime macro (6.8).
Sintonia con le misure di politica economica e apprezzamento per l’introduzione di una strumentazione modernizzata emergono chiaramente da altri due sondaggi dell’indagine. Dal primo risulta che sono in maggioranza le aziende contano che la legge di stabilità 2016 destini in prevalenza le decontribuzioni all’assunzione di “under 35”: il contrasto alla disoccupazione giovanile non è dunque solo un obiettivo di politica economico-sociale, ma anche un preciso desideratum del mercato del lavoro. Dall’altro lato, la valutazione è nettamente positiva (60%) per la scelta dell’assegno di ricollocazione come ammortizzatore sociale di nuova generazione: coerente con la strategia delle politiche attive, del reinserimento, delle best practice europee.