La proroga di Opzione donna varata dal Governo con la Legge di stabilità alzerà i requisiti anagrafici richiesti di tre mesi (per via dell’aumento dell’aspettativa di vita) rispetto alla situazione attuale (57 anni per le dipendenti, 58 per le autonome), determinando l’esclusione per le cittadine nate nell’ultimo trimestre del ’58 e del ’57 (che non arriverebbero a compiere 57 o 58 anni e tre mesi entro il 31 dicembre). Una situazione che non è sfuggita al Comitato Opzione donna, ma nemmeno a Roberto Simonetti, capogruppo della commissione Lavoro della Camera, che promette di presentare degli emendamenti per correggere questa “stortura” della manovra. Cantone si smarca da Camusso. Nella Cgil, a quanto scrive Il Corriere della Sera, ci sono due visioni diverse sulle misure pensionistiche approvate con la Legge di stabilità. Se Susanna Camusso ha bocciato in pieno l’intera manovra, Carla Cantone, Segretario dello Spi, ovvero la federazione dei pensionati della Cgil, ha apprezzato la decisione di aumentare la no tax area per i pensionati, ricordando che era una richiesta proprio dei sindacati e auspicando che si possa anticipare dal 2017 al 2016. 



Durante l’iter parlamentare, la Legge di stabilità potrebbe subire delle modifiche. Cesare Damiano, Presidente della commissione Lavoro della Camera, promette emendamenti su alcuni punti, come il riportare il limite di utilizzo del contante a 1.000 euro, il mettere un tetto alla cancellazione della Tasi sulla prima casa, l’introdurre un regime sperimentale di flessibilità pensionistica, il tutelare i cittadini che dovessero restare esclusi dalla settima salvaguardia degli esodati, destinando a tale fine i risparmi futuri del Fondo esodati, l’abbassare l’aliquota previdenziale delle Partite Iva gradualmente fino al 24%. 



A margine della presentazione del Bilancio sociale dell’Inps, Tito Boeri ha rilasciato alcune dichiarazioni sui provvedimenti pensionistici della Legge di stabilità. Per il Presidente dell’Inps, si tratta di “interventi selettivi e parziali che creano asimmetrie di trattamento”. Per Boeri, “sarebbe stato importante fare un’ultima riforma delle pensioni. Aggiustamenti e piccole riforme ce ne sono state tanti, purtroppo questa non sarà l’ultima riforma del sistema pensionistico”. 

Il Governo ha approvato alcune misure pensionistiche nella Legge di stabilità, tra cui l’innalzamento della no tax area a partire dal 2017. Forse sarebbe meglio anticipare questo intervento alla luce dei dati comunicati oggi dall’Inps nel suo bilancio sociale 2014. Emerge infatti che 6,5 milioni di pensionati (il 42,5% del totale) percepisce un assegno mensile inferiore ai 1.000. Tra questi ci sono 1,88 milioni che non arrivano nemmeno a 500 euro.



Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha partecipato oggi a un convegno sulla previdenza. E le agenzie hanno riportato una sua dichiarazione secondo cui il sistema pensionistico italiano è valutato come uno dei più robusti. Ci potranno quindi essere delle misure per modificarlo, ma i pilastri del sistema devono essere conservati. Parole che possono essere lette in riferimento al rinvio delle flessibilità deciso dal Governo prima ancora della presentazione della Legge di stabilità. 

Chissà se Matteo Renzi ne era a conoscenza prima di decidere di rinviare ogni decisione sulla flessibilità pensionistica. Fatto sta che Repubblica ha riportato i risultati di una ricerca internazionale indipendente sui sistemi pensionistici compiuta dalla Mercer in collaborazione con l’Australian centre for financial studies. Ne escono molto bene Danimarca, Olanda, Svizzera, Svezia e Australia, mentre l’Italia non ottiene buone valutazioni. O meglio, il nostro sistema pensionistico viene giudicato positivamente per quel che riguarda “adeguatezza” e “integrità”, ma si piazza all’ultimo posto nella classifica della “sostenibilità”. 

Tre le ragioni principali di questa situazione.  La prima è demografica: in Italia sta crescendo l’età media e gli anziani superano i giovani. La seconda ha a che fare con l’alto debito pubblico che rende più complicato un eventuale intervento dello Stato. La terza è lo scarso ruolo dei fondi pensione rispetto al sistema pubblico. I ricercatori danno quindi alcune raccomandazioni all’Italia: accrescere la quota di fondi pensione, aumentare l’età pensionabile, ridurre la possibilità di pensioni anticipate, ridurre il debito pubblico. Non si può non notare il “consiglio” a non introdurre la flessibilità pensionistica. E questo studio aiuta di certo il Governo nel sostenere la sua posizione.