La posizione della Lega Nord sulla legge Fornero è nota, così come la contrarietà alle misure pensionistiche varate dal Governo con la Legge di stabilità. I deputati del Carroccio però mai si sarebbero aspettati di rischiare l’espulsione dai lavori parlamentari per aver manifestato contro la mancata riforma delle pensioni. Roberto Simonetti, capogruppo della Lega in commissione Lavoro, ha postato su Facebook la foto della lettera con cui la Segreteria generale di Montecitorio l’ha convocato oggi alla fine dei lavori. Questo il suo commento: “La Presidente Boldrini mi fa convocare (lei direttamente non si osa…) per sanzionarmi con l’espulsione dai lavori parlamentari perchè con i colleghi della Lega abbiano occupato i banchi del governo in aula per manifestare contro la mancata riforma delle #pensioni. Piuttosto che cancellare la riforma #Fornero la Boldrini ci zittisce con l’espulsione!”. Giuliano Poletti è intervenuto ieri alla trasmissione diMartedì in onda su La7, parlando anche di riforma delle pensioni. Il ministro del Lavoro ha spiegato che il Governo sta riflettendo sulla flessibilità e l’ostacolo principale sembra essere quello delle coperture. Poletti ha infatti detto che le regole della contabilità pubblica “non consentono di attualizzare i futuri risparmi che assegni più bassi genererebbero sul bilancio pubblico negli anni a venire”. Il ministro ha comunque ricordato che qualcosa si è fatto nella Legge di stabilità, con la misura riguardante il part-time per i lavoratori più anziani.
Renzi, come altri Premier che l’hanno preceduto, sicuramente sarà attento ai sondaggi. E ieri alla trasmissione diMartedì ne è stato presentato uno, curato al solito da Nando Pagnoncelli, che non gli farà molto piacere. Infatti, il 56% degli intervistati si dichiara non soddisfatto dell’operato del Governo sulle pensioni. E solamente il 33% plaude a quanto ha fatto l’esecutivo. Il giudizio è duro se si pensa che sul tema della sanità il 52% degli intervistati è insoddisfatto, contro il 36% di soddisfatti. Vedremo se Renzi saprà farsi apprezzare con il promesso intervento relativo alla flessibilità nell’arco di pochi mesi.
I dati del Bilancio sociale dell’Inps devono spingere a fare di più per aumentare la no tax area per i pensionati. Lo sostiene la Fipac-Confesercenti, auspicando che l’intervento annunciato dal Governo nella Legge di stabilità per il 2017 si possa anticipare all’anno prossimo. La Federazione italiana pensionati del commercio ritiene in ogni caso che l’aumento di 250 euro della soglia di esenzione fiscale prospettato dall’esecutivo sia poca cosa, anche perché i pensionati non hanno avuto il bonus da 80 euro come i lavoratori dipendenti. La Fipac chiede anche un intervento straordinario per gli assegni previdenziali più bassi.
La Cisl, per bocca del suo segretario confederale Maurizio Petriccioli, continua a chiedere un cambiamento della legge Fornero che vada nella direzione della flessibilità nell’accesso al pensionamento. Una riforma che non dovrebbe però avere costi per i lavoratori. Petriccioli ha anche parlato della Legge di stabilità, dicendo che “è essenziale che affronti i problemi aperti sul versante previdenziale. Ci piacerebbe che il Governo avviasse finalmente il confronto con le parti sociali per individuare, insieme, una soluzione nell’interesse del mondo del lavoro e dell’intero Paese”.
Alla commissione Lavoro della Camera si lavora ancora sui provvedimenti in materia pensionistica, nonostante le novità contenute nella Legge di stabilità. Ieri si è tenuta un’audizione cui ha partecipato anche Cida, la Confederazione sindacale che rappresenta dirigenti, quadri e alte professionalità del settore pubblico e privato. È stata ribadita la convinzione che sia impossibile realizzare una riforma delle pensioni “a costo zero” ed è stata quindi offerta disponibilità per studiare le soluzioni migliori per il futuro, “sfruttando una parte delle risorse che si renderanno disponibili, nei prossimi anni, con gli ingenti risparmi in termini di prestazioni previdenziali che saranno generati dalla riforma Fornero”. Cida ha anche ricordato di essere favorevole alla flessibilità pensionistica ipotizzata dal ddl Damiano, con la possibilità di entrare in quiescenza a 62 anni con 35 di contributi e una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 considerati “canonici”. Al limite, secondo Cida, la penalizzazione annua potrebbe essere portata al 3%.
L’importanza della flessibilità è stata ribadita ribadita ricordando che si tratta “di una misura di politica economica e sociale, che non può essere valutata solo da un punto di vista strettamente contabile, in quanto risponde alle aspettative dei lavoratori e delle imprese, favorendo il ricambio generazionale nel mercato del lavoro”. Cida ha infine auspicato che si possa presto dare risposta agli esodati ancora in attesa di tutela dopo sei provvedimenti di salvaguardia. Il Governo sembra essersi mosso in questa direzione: vedremo se basterà.