Il Comitato Opzione Donna riprende le sue iniziative su Twitter. Nella proroga sancita con la Legge di stabilità c’è infatti un “problema”. Il requisito anagrafico di accesso è stato infatti innalzato di tre mesi per rispondere all’aumento dell’aspettativa di vita. Ma dato che al 31 dicembre non tutte le italiane nate nel 1958, per esempio, potrebbero avere i 57 anni e tre mesi richiesti sarebbe meglio riportare i requisiti al livello originario per non creare “discriminazioni” in base alla data di nascita. Dunque su Twitter viene diffuso il messaggio: “Aspettativa di vita non è requisito per #opzionedonna sicuro è sfuggito ma si può rimediare”. I destinatari sono in primo luogo Renzi, Padoan e Poletti. Ma il tweet è stato inviato anche al Sottosegretario Pierpaolo Baretta, oltre che a Maurizio Sacconi e Francesco Boccia, rispettivamente presidenti della commissione Lavoro del Senato e di quella Bilancio della Camera.
Cesare Damiano ha difeso la settima salvaguardia per gli esodati e la proroga di Opzione donna dalle “critiche” mosse da Tito Boeri. Il Presidente dell’Inps aveva infatti detto che nella Legge di stabilità c’erano solo interventi selettivi e parziali. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha comunque riconosciuto che nella manovra manca qualcosa: la flessibilità. Per questo ha spiegato che avanzerà una proposta per inserire una “sperimentazione già nella legge di stabilità”.
Matteo Renzi è tornato a parlare della riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità che non è entrata nella Legge di stabilità. A Otto e mezzo, la trasmission di Lilli Gruber su La 7, ha ribadito le ragioni che hanno portato a un rinvio della misura. “Avevamo paura di combinare un pasticcio come in passato, faremo questa misura sulla flessibilità solo quando saranno chiari i numeri e non si faranno più errori come sugli esodati”. C’è da dire che gli esodati non sono però ancora soddisfatti: nonostante le misure del Governo, la settima salvaguardia sembra non coprire tutti i cittadini che non avrebbero bisogno.
Annamaria Furlan, Segretario generale della Cisl, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla Legge di stabilità a Radio Anch’io. In particolare sulle pensioni, la sindacalista ha detto che dopo le dichiarazioni dei mesi scorsi si aspettava che il tema delle pensioni venisse affrontato nella manovra, “ma purtroppo non c’è nulla”. Furlan ha ricordato che la legge Fornero “è la più pesante in Europa” e dunque va rivista subito “per determinare un po’ più di qualità della vita e aprire le porte delle imprese ai giovani”.
Di certo le parole del Sottosegretario Baretta non piaceranno a molti italiani. “È un errore – ha detto a Repubblica – pensare che sia necessaria una nuova riforma delle pensioni. Ne abbiamo fatte abbastanza, ora basta. Serve flessibilità in uscita e nel 2016 ne parleremo. Ma intanto con il part time per i lavoratori prossimi alla pensione, abbiamo avviato il percorso”. Tuttavia, Baretta, che è firmatario con Damiano di un ddl proprio sulla flessibilità, ha aggiunto parole che sembrano chiarire meglio la sua posizione. “Resto sostenitore della flessibilità. Non pensiamo di cambiare la legge Fornero, non sarà modificata l’età pensionabile. Sarà consentito uscire anticipatamente a certe condizioni anche per favorire il ricambio generazionale”. Resta solo da capire quali sono queste condizioni.
Il Governo, attraverso le parole di Poletti e Baretta, ha fatto capire che tornerà ad aprire il cantiere sulla flessibilità pensionistica, così come promesso dal Premier Renzi. Lo farà in un secondo momento rispetto all’approvazione della Legge di stabilità e ancora non si sa concretamente con che tipo di soluzione. Tuttavia le misure approvate nella manovra restano ancora argomento di forte dibattito. L’aumento della no tax area viene per certi versi giudicato insufficiente e se ne chiede in ogni caso l’avvio dal 2016 e non dal 2017 come preventivato. La proroga di Opzione donna rischia di escludere le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 o del 1958 per via dell’aumento del requisito minimo anagrafico e già alcuni parlamentari promettono emendamenti sul tema. E anche sulla settima salvaguardia degli esodati il Governo si trova oggetto di proteste.
La Rete dei comitati degli esodati ha infatti diffuso un comunicato in cui evidenzia come la Legge di stabilità preveda un intervento per 26.300 esodati, quando il Governo stesso aveva certificato al Parlamento che le persone da salvaguardare erano 49.500. L’esecutivo, quindi, “partorisce una parziale soluzione spacciandola per definitiva”. La Rete chiede quindi al Governo di “mantenere i suoi impegni e ristabilire e rispettare il Patto che 49.5000 cittadini italiani hanno sottoscritto con lo Stato”, modificando la manovra in modo che tutti gli esodati siano salvaguardati.