Cesare Damiano, nei giorni scorsi, aveva ripetuto in diverse dichiarazioni che si sarebbe battuto per portare nella Legge di stabilità una flessibilità sperimentale. E sembra aver trovato una sponda nel collega di partito Sergio Chiamparino. Il Presidente della Regione Piemonte ha infatti detto che la flessibilità pensionistica è un tema che deve essere nazionale e che quindi non può essere attuata a livello regionale. Tuttavia l’ex Sindaco di Torino ha detto che “una logica di tipo sperimentale sarebbe utile a tutti”. Sono diverse le voci che si levano da diverso tempo per varare una riforma delle pensioni che superi la legge Fornero. La Lega Nord, addirittura, ne vorrebbe la cancellazione, e aveva anche proposto un referendum, dichiarato poi non ammissibile dalla Corte Costituzionale, in merito. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha però spedito un documento alla Commissione europea in cui ha mostrato gli effetti benefici della riforma Fornero e degli interventi sulle pensioni che l’hanno preceduta dal 2004. Nel Documento programmatico di bilancio che il Mef ha inviato a Bruxelles, emerge infatti che senza le riforme delle pensioni adottate dal 2004 in poi, il rapporto debito/Pil sarebbe salito fino al 140% in virtù del progressivo pensionamento delle generazioni del baby boom, per poi cominciare a ridursi dopo il 2040, rimanendo tuttavia sempre su livelli più alti rispetto all’attuale.
Un’analisi che in ogni caso “avvalora” le tesi dei critici della riforma Fornero: è stata fatta solamente per salvare i conti pubblici italiani e non per migliorare il sistema pensionistico italiano. D’altra parte la spesa pensionistica incide molto sui conti pubblici italiani e non si può negare che in taluni casi vi siano assegni che non hanno una corrispondenza nei contributi versati durante la vita lavorativa. Di certo per Renzi è chiaro che intervenire sulle pensioni sarà costoso. Ma forse anche non farlo potrebbe avere il suo prezzo. Politico più che economico.