«I ritocchi delle pensioni affidati di anno in anno alla legge di stabilità creano solo incertezza. Serve un progetto di medio-lungo periodo e non interventi spot». Lo afferma Luca Spataro, professore di Economia Politica all’Università degli Studi di Pisa. Il governo Renzi ha deciso di rinviare la flessibilità pensionistica, introducendo la possibilità su base volontaria di lavoro part time per chi si trova a pochi anni dalla pensione. Nella manovra sono state incluse anche la proroga per un anno di Opzione Donna e la settima salvaguardia degli esodati.
Professore, che cosa ne pensa delle misure relative alle pensioni contenute nella legge di stabilità?
In primo luogo vorrei fare una premessa. Gli interventi annuali di modifica delle leggi pensionistiche producono degli effetti perversi. È di pochi giorni fa la notizia che ci sarà un’impennata delle pensioni anticipate, in quanto nell’incertezza della legislazione i lavoratori anziani preferiscono anticipare l’uscita dal mondo del lavoro per il timore di ulteriori tagli.
In che modo è possibile evitare questi effetti perversi?
Sarebbe più opportuno pensare a un progetto di medio-lungo periodo che non a interventi spot. Questa incertezza provoca anche una riduzione dei consumi da parte degli anziani, con effetti a livello macroeconomico. In linea generale, non si sa per quanto tempo le misure contenute nella legge di stabilità saranno finanziate. Sarebbe invece auspicabile una maggiore decisione nell’applicazione del metodo contributivo anche per le pensioni vigenti.
Come valuta la scelta di rimandare l’introduzione della flessibilità pensionistica?
Quello della flessibilità pensionistica è un principio sacrosanto, ma solo in un sistema in cui le pensioni sono calcolate con il metodo contributivo. Quest’ultimo attualmente non è il sistema vigente per tutti i pensionati. Negli anni passati è stata compiuta una divisione che ha spaccato in due le generazioni dei lavoratori italiani. Alcuni sono sotto regime contributivo, mentre altri sono ancora a regime misto. La flessibilità non è quindi un’opzione che può essere realizzata, a meno che non si accetti come nel caso di Opzione Donna l’applicazione tout court del metodo contributivo.
È quindi giusta l’idea di prorogare Opzione Donna?
Opzione Donna è uno strumento interessante, proprio perché va nell’ottica del principio contributivo che elimina regali in termini attuariali. È quindi una misura che, anche se ha un costo iniziale, nel medio-lungo periodo porterà a dei risparmi.
Ritiene che il part time per i lavoratori anziani sia un fatto positivo?
Il part time per i lavoratori anziani è senza dubbio una misura importante. In tutta Europa l’uscita dal mondo del lavoro è un processo piuttosto che una data anagrafica. Questa misura costerà circa un centinaio di milioni di euro. Si sarebbe preferito lasciare alle parti una maggiore flessibilità, ma il governo ha pensato di utilizzare questa manovra per camuffare una staffetta generazionale. In un sistema efficiente il part time dovrebbe essere il risultato di un accordo tra il datore di lavoro e il lavoratore.
Come commenta invece la settima salvaguardia per gli esodati?
La settima salvaguardia per gli esodati è un principio di civiltà, in quanto si tratta di persone rimaste spiazzate dalla “tagliola” della legge Fornero. Si ritiene del resto che sarà l’ultimo intervento, anche perché i fondi precedentemente stanziati non sono stati tutti spesi. A cinque anni dalla riforma Fornero, è ragionevole considerare conclusa questa clausola di emergenza.
Che cosa ne pensa del rinvio al 2017 dell’estensione della “no tax area” per i pensionati?
È una decisione che va considerata alla luce del fatto che i pensionati hanno già vantaggi, per il fatto che godono di un sistema che per la maggior parte è retributivo, anziché contributivo. In secondo luogo la riduzione della tassa sulla prima casa può produrre comunque effetti che per la maggior parte favoriranno i pensionati e non certo i giovani. Sono i pensionati infatti a essere proprietari di case.
(Pietro Vernizzi)