I potenziali beneficiari delle misure di flessibilità pensionistica che il Governo sta studiando sono circa due milioni. Lo afferma l’Istat, riferendosi ai lavoratori tra i 58 e i 63 anni. L’Istituto nazionale di statistica ha anche spiegato che due terzi di loro sono uomini. Bisogna poi tener conto delle 111.000 persone in questa fascia d’età che sono in cerca di lavoro. Brutte sorprese potrebbero essere in arrivo per gli italiani che si aspettano una modifica delle legge Fornero. La riforma delle pensioni potrebbe infatti non arrivare con la Legge di stabilità. L’ipotesi viene confermata da Il Sole 24 Ore, secondo cui le soluzioni studiate (e i vincoli di bilancio) non convincono l’esecutivo. Tuttavia il forte pressing parlamentare, da parte anche di parte dello stesso Pd, potrebbe spingere il Governo ad approvare una riforma delle pensioni, che rischia però di essere molto “raffazzonata”. Mentre il Governo ragiona su un intervento riguardante le pensioni nella Legge di stabilità, dalla Germania arriva un’indiscrezione di stampa secondo cui i pensionati tedeschi potrebbero l’anno prossimo vedersi aumentare i propri assegni del 4-5%. Lo scrive il Frankfurter Rundschau, spiegando che una cifra definitiva dovrebbe arrivare a fine mese. L’aumento dovrebbe riguardare 20 milioni di cittadini.
Come noto, l’ultima ipotesi di riforma delle pensioni arrivata sulla stampa è quella dei prestiti pensionistici a carico delle imprese. Una soluzione che non piace a Unimpresa, che per bocca del suo Presidente, Paolo Longobardi, ricorda che le aziende più grandi non avrebbero problemi a reperire le risorse necessarie, mentre quelle più piccole potrebbero trovarsi di fronte a parecchi ostacoli nel mettere insieme i fondi necessari a far andare in pensione il lavoratore.
Si sa che quello delle risorse è uno dei nodi più complicati per l’approvazione della riforma delle pensioni da parte del Governo. E le cose potrebbero ulteriormente farsi più difficili se aumenteranno le sentenze che obbligheranno l’Inps a versare ai pensionati ricorrenti l’intero importo dovuto per l’indicizzazione degli assegni bloccata dal Governo Monti, con un intervento giudicato non costituzionale. Il bonus varato dal Governo Renzi sembra non essere sufficiente per i giudici che hanno emesso alcune sentenze, l’ultima delle quali a Genova. Questo vuol dire che lo Stato potrebbe ritrovarsi a pagare più di quanto preventivato, riducendo ancor di più le risorse disponibili.
Cesare Damiano sollecita il Governo a rispondere alla richiesta della commissione Lavoro della Camera da lui presieduta di fornire una relazione tecnica per quantificare gli effetti finanziari della settima salvaguardia degli esodati approvata dalla commissione stessa. L’ex ministro ricorda che lunedì scadranno i dieci giorni indicati come scadenza per la consegna di tale documento e si augura quindi che il Governo voglia rispettarla, fornendo le informazioni richieste.
Il piano del Governo per la riforma delle pensioni da inserire nella Legge di stabilità resta ancora avvolto nel mistero, nonostante le dichiarazioni di alcuni ministri. Giuliano Poletti ha infatti confermato che l’esecutivo potrebbe varare il prestito pensionistico a carico delle imprese di cui si è parlato nei giorni scorsi, tuttavia ha anche aggiunto che ci sono diverse opzioni tra cui scegliere e che verrà presa una decisione collegiale tra i vari ministri e il Premier. Dunque sembrerebbe non esserci una vera e propria preferenza circa la modalità con cui attuare la flessibilità pensionistica, la salvaguardia degli esodati e la proroga di Opzione donna, ovvero i tre temi previdenziali su cui l’esecutivo dovrebbe esprimersi. Certo è che i costi saranno un parametro molto importante per decidere. Non a caso il ministro del Lavoro ha parlato di simulazioni in atto riguardo le possibili soluzioni.
Dunque non ci sono molte anticipazioni su cui potersi basare per immaginare il provvedimento finale, bisognerà aspettare la prossima settimana per capire su quale soluzione cadrà la scelta del Governo. Quel che è certo invece è che le regole sull’età pensionabile varranno sia per i lavoratori privati che per quelli pubblici. L’ha detto Marianna Madia, spiegando di ritenere opportuno che pubblico e privato “viaggino insieme” su questo fronte. Se dovesse quindi passare la proposta di un prestito pensionistico a carico dell’impresa, potrebbe dover essere lo Stato ad accollarsi i costi del pensionamento anticipato di un suo dipendente, salvo poi recuperare le risorse trattenendole dall’assegno del lavoratore: un’operazione tutt’altro che semplice per molte imprese private.