Tagli fino al 50% per i vitalizi dei politici che superano quota 80-85mila euro all’anno. E’ la proposta lanciata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, ospite della trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunciata su Rai Tre. “La platea coinvolta però è piccola: circa 200 mila persone”, ha spiegato Boeri, secondo cui “è giusto chiedere un contributo” a chi “ha importi elevati e ha avuto trattamenti di favore”. Il taglio dovrebbe riguardare non solo politici, ma anche “dirigenti di aziende, personale delle Ferrovie dello Stato” e altre categorie che hanno avuto “trattamenti di riguardo, soprattutto rispetto a quando andare in pensione”. “Ci sono persone che sono andate via presto e con pensioni molto alte, che hanno avuto dei regali per motivi elettorali”, ha precisato il numero uno dell’Inps.  – Parlando a “In mezz’ora” su Rai Tre del settimo intervento per gli esodati introdotto con la legge di Stabilità, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha aggiunto che “la platea si continua ad allargare” e che “la pressione sarà sempre forte fin quando viene garantito un trattamento di vantaggio”. Per questo si torna a parlare di una flessibilità in uscita, ma equiparando “chi va a 63 e chi va a 67 anni. Per farlo dobbiamo dare una pensione più bassa a chi va in pensione prima”, ha aggiunto Boeri. Secondo il presidente dell’Inps è necessario preoccuparsi “dei veri esodati, soprattutto i lavoratori di piccole imprese dove non c’erano accordi, che semplicemente sono stati licenziati e non sono mai stati coperti, che si trovano tra i 55 e i 65 anni e che si sono ridotti in povertà. Lì bisognerebbe trovare strumenti di sostegno al reddito”.



Il caso esodati non è stato “del tutto risolto perché il tema è stato affrontato in modo tale per cui rischiamo di avere uno strascico. Già ci sono forti pressioni per una ottava salvaguardia”. A parlare è Tito Boeri, il presidente dell’Inps intervenuto alla trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunziata su Rai Tre. Appena pochi giorni fa era stato invece il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in un videoforum a La Repubblica, ad affermare che la settima salvaguardia “per noi è l’ultima: ci sono 32mila nuovi salvaguardati, arriviamo a 170 mila persone, l’obiettivo stimato inizialmente”. “Sappiamo che ci sono persone che non sono tecnicamente esodati perché perdono il lavoro ma non hanno l’età per la pensione, e che quindi non sono coperte – ha aggiunto il ministro – ma credo che la copertura sia molto larga, molto vicina al 100% degli esodati”.



Annamaria Furlan torna a criticare il Governo Renzi per la mancata approvazione della flessibilità pensionistica. In un’intervista a Libero, il Segretario generale della Cisl evidenzia come nella Legge di stabilità ci siano degli elementi positivi, come la detassazione sulla contrattazione aziendale e gli aumenti di produttività o l’aumento della no tax area per i pensionati (seppur dal 2017). Tuttavia non può non rimarcare i punti lacunosi della manovra, come il mancato intervento sulla flessibilità in uscita per le pensioni.

Non è ancora svanita del tutto la possibilità di attuare la riforma delle pensioni nella Legge di Stabilità in approvazione: la minoranza interna del Pd, capeggiata dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, annuncia battaglia e chiede al Governo di tornare sui suoi passi. “Rinunciare alla flessibilità in uscita dal mondo del lavoro è un errore da correggere”, ha dichiarato Damiano all’Huffington Post, annunciando indirettamente una battaglia parlamentare che potrebbe mettere a rischio la tenuta dell’esecutivo. La corrente minoritaria del Partito Democratico tenterà di convincere il Governo ad anticipare le misure (che dovrebbero essere attuate nel 2016) e chiederà interventi più incisivi anche sul tema degli esodati e sulla cosiddetta Opzione Donna. Damiano, nei mesi scorsi, ha presentato, assieme al deputato Pd Pier Paolo Baretta, un disegno di legge che prevedeva l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con requisiti ridotti e penalizzazione leggera, bocciato pesantemente dal presidente dell’Inps Tito Boeri (che ne aveva messa in dubbio la sostenibilità) e indirettamente dal Governo, che nei mesi scorsi ha ricordato i vincoli di bilancio che non avrebbero permesso una spesa troppo elevata per attuare la riforma delle pensioni.