Scontro Italia-Ue per i prepensionamenti delle donne. Bruxelles ha infatti deciso di portare avanti la procedura di infrazione aperta nel 2013 inviando a Roma una lettera di messa in mora complementare. La Commissione europea sostiene infatti che nel settore pubblico le donne hanno la possibilità di andare in pensione anticipata un anno prima rispetto agli uomini. L’Italia da parte sua ha fatto notare che grazie al passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, questo “vantaggio” viene eroso da una pensione che viene ridotta. Tito Boeri non fa marcia indietro sulle sue proposte e in un’intervista a Radio 24 afferma: “Porteremo avanti le nostre idee e quello che stiamo facendo”. Il Presidente dell’Inps chiarisce anche che il reddito minimo agli over 55 rimasti senza lavoro da lui proposto dovrebbe essere destinato solo alle persone più povere. E ci tiene anche a sottolineare che il taglio delle pensioni esistenti riguarderebbe coloro che hanno pagato pochi contributi rispetto agli assegni che incassano. Quindi non si tratterebbe di un intervento generalizzato su tutte le pensioni sopra i 2.000 euro. Boeri aggiunge anche una considerazione sulla legge Fornero, spiegando che non è la peggiore, dato che è emersa in un momento di crisi. Riguardo gli esodati, andrebbe trovata una soluzione strutturale al problema. 



La sentenza del Tar del Lazio circa la class action su Opzione donna sta lasciando molti interrogativi. Di fatto il tribunale amministrativo ritiene di non poter annullare le circolari Inps che interpretavano il 31 dicembre 2015 come termine per la maturazione della decorrenza delle pensione, invece che dei requisiti per accedere al regime sperimentale di Opzione donna. Ma il Tar chiede in ogni caso all’Inps di esaminare le richieste lasciate in sospeso e di fornire una risposta alle richiedenti. Tuttavia sulla vicenda si innesta per forza di cosa il provvedimento della Legge di stabilità sulla “proroga” di Opzione donna. Provvedimento su cui già ci sono perplessità, dato che potrebbe portare a una “discriminazione” tra le italiane in base alla loro data di nascita, seppur avvenuta nel medesimo anno. Non resta quindi che vedere quali emendamenti al testo arriveranno alla Camera. 



Tito Boeri difende il sistema pensionistico italiano, spiegando che è solido, che funziona e che altri paesi lo vogliono imitare. “Abbiamo dei problemi, degli aggiustamenti da fare, ma soprattutto per ragioni di equità, più che di sostenibilità finanziaria”, ha aggiunto. Il Presidente dell’Inps ha anche ricordato che il sistema previdenziale si regge su un patto tra generazioni, dato che chi lavora sta finanziando gli assegni di chi è in pensione. Dunque la sostenibilità del sistema deve essere non solo finanziaria, ma anche sociale. Infine, Boeri ha spiegato che la sua proposta di un reddito minimo per gli over 55 disoccupati è un intervento che può aiutare i giovani in una protezione futura. 

Gli esodati sono pronti a una  “precisa iniziativa di pressione verso la salvaguardia dei 49.500”. Lo si legge in un messaggio sulla pagina Facebook della Rete dei comitati degli esodati. Si tratta di un appello a chi in pochi giorni può raggiungere Roma. Tutto lascia pensare a una mobilitazione per quando la Legge di stabilità approverà alla Camera, anche perché le risposte devono arrivare entro domenica 22. Anche il fatto che si chieda la disponibilità principalmente a chi risiede nel Lazio e zone limitrofe e a chi si troverebbe escluso dalla settima salvaguardia approvata dal Governo lascia pensare all’ipotesi di una sorta di “flash mob” per chiedere un’estensione del provvedimento da parte dei deputati. 

Nelle ultime settimane si sta discutendo molto di riforma delle pensioni, specie dopo che sono giunte anche le proposte di Tito Boeri sul tema. Tuttavia, Marco Bentivogli, Segretario generale della Fim-Cisl, ritiene che nel dibattito ci si stia dimenticando di qualcuno, ovvero dei giovani. Intervistato da Linkiesta, il sindacalista ricorda che “quando i lavoratori che oggi prendono 1500 euro netti si accorgeranno che dopo 45 anni di lavoro avranno 650 euro di pensione, rischiamo il sommovimento sociale”. I giovani vanno quindi resi consapevoli del loro futuro previdenziale, ma vanno fatte anche scelte coraggiose per evitare il peggio. Questo non vuol dire intervenire su tutte le pensioni esistenti, ma bisognerebbe agire su quegli 85 miliardi di spesa previdenziale annua (su un totale di 260 miliardi) che finisce a chi ha meno di 65 anni.

Bentivogli ritiene inoltre che servirebbe un reddito minimo garantito, ma non come quello ipotizzato da Boeri per gli over 55 disoccupati. Piuttosto andrebbe studiato una sorta di “paracadute universale, ma dentro una cornice di costruzione delle occasioni di lavoro”. Il numero uno dei metalmeccanici della Cisl spiega poi che il sindacato ha una sfida importante di fronte: essere più aperto e rispondere meglio alle istanze dei giovani. Un percorso che la Fim, sottolinea, ha già cominciato a intraprendere.