«Invece di fare la flessibilità in uscita dal lavoro, usiamo le risorse Inps per una copertura totale del periodo di maternità». È la proposta di Francesco Giubileo, ricercatore del Centro studi TopLegal e autore del libro “Una possibilità per tutti. Proposte per un nuovo welfare”. Per Giubileo, «soprattutto nelle piccole imprese le donne con famiglia incontrano uno scoglio non indifferente e sarebbe giusto venire loro incontro. Anche se è chiaro che questo porterebbe meno voti al governo rispetto alla flessibilità pensionistica». La discussione degli emendamenti alla legge di stabilità relativi a welfare e pensioni intanto è stata rinviata al momento in cui il testo approderà alla Camera dei Deputati.



Giubileo, qual è il significato di questo rinvio? Il fatto di avere rimandato la discussione degli emendamenti alla Camera può sorgere dalla necessità di una riflessione maggiore. C’è bisogno di più tempo per approfondire il materiale. Il motivo è che si intende affidare un ruolo maggiore a Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e che dovrà affrontare il tema nello specifico. Si sta quindi facendo il punto per vedere quale realizzare tra le varie possibilità.



Si sta lavorando a un progetto di flessibilità sperimentale nella legge di stabilità? In primo luogo sarà abbandonata la proposta di Tito Boeri, che sul lato della flessibilità era suscettibile di qualche critica perché a regime sarebbe costata non poco. Ora la palla passa a Damiano: resta da vedere se riuscirà a fare una proposta che sia economicamente sostenibile. Anche se è vero che part time e Opzione Donna non bastano da soli a risolvere tutti i problemi. E nel caso degli esodati dopo la settima salvaguardia si sta già parlando di un’ottava.

Che cosa si può cambiare nella legge di stabilità sulle pensioni? Un’ipotesi è quella di introdurre una flessibilità che riguardi tutti i lavoratori, con una logica del tutto diversa rispetto alla salvaguardia di determinati soggetti, anche se una proposta del genere costerebbe tantissimo.



In alternativa che cosa si può fare? Personalmente ritengo che la vera priorità non sia la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Se vogliamo aiutare le donne, la vera rivoluzione è la copertura Inps nel periodo di maternità. Invece di destinare le risorse dell’Istituto di Previdenza a un programma di flessibilità, le si utilizzano per un programma di copertura delle donne nel periodo di maternità. Molte piccole imprese infatti non assumono le donne e pongono dei problemi al rinnovo dei contratti quando le lavoratrici sono incinta. In questo modo si darebbe una risposta a quelle donne che hanno dei problemi a fare dei figli oppure non fanno dei figli perché hanno paura di perdere il lavoro.

In concreto come funzionerebbe la sua proposta?

Per un’azienda una donna che va in maternità rappresenta un costo. L’idea è scaricare qualsiasi tipo di costo, in modo da equiparare dipendenti donne e uomini. L’Inps è lo strumento attraverso cui è possibile realizzare delle politiche del lavoro ed esercitare delle opzioni. Poiché però le risorse non sono illimitate, bisogna scegliere tra la flessibilità in uscita e una riforma per la tutela delle donne. È una scelta politica, in quanto si tratta di stabilire quale sia la priorità. Intanto la Commissione Ue ha accolto la legge di stabilità con riserva, rinviando a primavera la decisione su alcuni punti.

Questo taglia le gambe a qualsiasi intervento previdenziale? Non credo, perché se il governo deciderà di fare la riforma delle pensioni la Commissione Ue si troverà di fronte al fatto compiuto. I maggiori o minori margini di bilancio dipenderanno anche dalle quote di rifugiati che saranno prese dai singoli Paesi. Questo tema non credo rappresenti un problema. La difficoltà delle donne con la maternità è invece proprio un dato di fatto. Anche se è chiaro che la flessibilità pensionistica porta più voti rispetto a una copertura totale del periodo di maternità.

 

(Pietro Vernizzi)