Il nuovo modello di flexicurity “all’italiana” previsto dal Jobs Act si basa su un, certamente delicato, equilibrio tra le politiche passive di sostegno al reddito e quelle attive. Queste ultime dovranno, infatti, favorire l’effettiva ricollocazione nel mercato del lavoro della persona tramite percorsi personalizzati e utili all’acquisizione di nuove competenze spendibili nell’attuale contesto economico.
I Servizi per l’impiego, sia pubblici che privati, coordinati dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), saranno, quindi, potenziati per creare sinergie efficienti che, ci si auspica, possano servire a migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I Centri per l’impiego, in particolare, saranno chiamati a siglare con gli utenti un Patto di servizio personalizzato che dovrà indicare quali azioni, mirate appunto a favorire l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro, dovranno essere erogate a favore delle persone, ahimè, espulse dal mercato del lavoro.
In questo quadro la definizione della possibilità, per i disoccupati, di poter spendere un “assegno di ricollocazione” rappresenta una prima opportunità, per quanto sperimentale, in cui pubblico e privato sono chiamati, insieme, a fornire una risposta concreta al cittadini. In questo nuovo quadro viene affidato, così, un ruolo centrale alla costituenda Anpal.
Un passo importante per la concreta implementazione di tale sistema è stato compiuto dal Governo un paio di giorni fa, quando il Consiglio dei ministri ha deciso, su proposta avanzata dal ministro del Lavoro, di nominare il professore Maurizio Del Conte a presidente, appunto, dell’Anpal, e di Paolo Pennesi a direttore della, anch’essa di nuova costituzione, Agenzia unica per le ispezioni.
In particolare, la decisione di puntare sul professor Del Conte, già docente di Diritto del lavoro all’università Bocconi (dopo un dottorato di ricerca in Diritto del lavoro e relazioni industriali europei e comparati nell’Università degli Studi di Pavia) con una significativa esperienza internazionale, rappresenta una scelta con la quale si intende dare continuità, e concretezza, al percorso riformista avviato con l’approvazione del Jobs Act. Del Conte, infatti, è consigliere giuridico del Presidente del Consiglio dal 2014, nonché membro del Comitato scientifico per il monitoraggio della riforma del mercato del lavoro.
Il lavoro da fare sicuramente non mancherà. L’auspicio, tuttavia, è che, come spesso si è fatto in questo Paese, non si riparta, per l’ennesima volta, da zero, e non si disperda quanto, ai vari livelli (nonostante tutto) e sebbene a macchia di leopardo, di buono è già stato realizzato in questi ultimi anni.