«Abolire l’indicizzazione alla vita media per Opzione Donna ed elevare la no tax area a 8mila euro sono regali che non si giustificano in nessun modo, e i cui costi graveranno sulle future generazioni». A rimarcarlo è Alberto Brambilla, esperto di pensioni ed ex sottosegretario al Welfare dal 2001 al 2005. Opzione Donna e no tax area, insieme alla settima salvaguardia per gli esodati, sono i tre grandi temi su cui si concentrano gli emendamenti alla legge di stabilità relativi alla previdenza.
Brambilla, come ritiene che vadano affrontati questi temi durante la discussione alla Camera dei deputati?
Siamo in un mare di enormi necessità e ognuno fa delle richieste legittime. Tuttavia sul bilancio consolidato del 2014, pari a 826 miliardi, oltre 430 miliardi vanno in spesa corrente. Di questi quasi la metà sono garantiti dalla fiscalità generale. Noi possiamo dare tutto a tutti, ma occorre che qualcuno paghi. Meno del 40% della popolazione italiana paga le tasse, erogando quei 230 miliardi che servono per soddisfare queste giuste esigenze. Se vogliamo che l’economia cresca va però ridotta la tassazione, e perché ciò avvenga qualche no va pur sempre detto.
Una prima obiezione è che la settima salvaguardia per gli esodati sia troppo restrittiva. È così?
Per quanto riguarda gli esodati, il governo ha fatto la sua parte e ha posto rimedio con la settima salvaguardia a un problema che era stato originato dalla legge Monti-Fornero. Quest’ultima aveva alzato l’età di pensionamento con uno “scalone” che per i più sfortunati è stato pari a sei anni e mezzo. L’“effetto-salto” della Monti-Fornero si esaurirà nel 2017.
Che cosa resta da fare al governo su questo fronte?
Nel 2016 ci sarà probabilmente un’ottava salvaguardia per circa 15-20mila persone, a oggi siamo arrivati a 200mila soggetti di cui oltre 100mila percepiscono la prestazione pensionistica. Sulla somma che dovevamo risparmiare con la Monti-Fornero, molti soldi se ne sono già andati per gli esodati. Il governo ha fatto il suo dovere e ha risolto i casi più gravi. Non possiamo però alzare il deficit e aspettarci che a pagare siano i nostri figli e i nostri nipoti.
Opzione Donna esclude chi è nato negli ultimi tre mesi dell’anno. È una cosa giusta?
Opzione Donna è una norma che scrissi io stesso quando il ministro del Lavoro era Roberto Maroni. La legge fu approvata in via sperimentale, con la clausola però che andasse indicizzata alla speranza di vita. Il contributivo penalizza molto la prestazione, fino al 30-35%, e il consiglio era quindi che a usarla fosse chi non ne poteva fare a meno. L’abbiamo fatta per risolvere i casi gravissimi, perché l’età di pensionamento era prevista prima a 60 anni e poi via via crescendo. Il governo ha fatto bene quindi a prorogarla indicizzandola all’aspettativa di vita.
La no tax area va alzata ai pensionati con meno di 8mila euro?
Venti anni fa a un cinquantenne conveniva andare in pensione, perché prendeva un po’ di più che rimanendo al lavoro. Dopo 30 anni di lavoro un dipendente pubblico andava in pensione con il 102/103%, senza peraltro pagare i contributi. La sua pensione netta era quindi il 120% dello stipendio netto. Il sistema precedente alla legge Dini era quindi un forte incentivo alle baby pensioni. Il problema è che ancora oggi abbiamo un sistema fiscale che rappresenta un incentivo a evadere.
Che cosa c’entra tutto ciò con la no tax area?
Non fare pagare le tasse a chi non supera gli 8mila euro non farebbe altro che incentivare l’evasione fiscale. Io quindi sono contrario a questa misura, mentre preferirei fare degli incentivi. Al pensionato che in un anno spende mille euro per riparare la caldaia, si restituiscono 270 euro se consegna la ricevuta, perché è la somma che l’artigiano ha pagato in tasse. In questo modo si sconfigge l’evasione fiscale. “Regalare” la no tax area invece è controproducente, perché in Italia non facciamo altro che regalare soldi a tutti. E il risultato è che, nel 2014, 30 milioni di italiani non hanno pagato un euro di tasse.
(Pietro Vernizzi)