Le critiche di Corte dei conti e tecnici parlamentari alla Legge di stabilità non sono sfuggire a Domenico Proietti. Il Segretario confederale della Uil spiega che in effetti la manovra “non è sufficientemente orientata a sostenere i primi segnali di ripresa economica attraverso un sostegno alla domanda interna, tagliando le tasse a lavoratori e pensionati, rinnovando i contratti pubblici e reintroducendo la flessibilità pensionistica in uscita a 62 anni”. Difficile che ci possano essere tanti cambiamenti durante l’iter parlamentare. Vedremo se ci saranno modifiche sui temi riguardanti la previdenza. Anche Cida, la Confederazione che rappresenta i manager italiani, si scaglia contro Tito Boeri. Giorgio Ambrogioni, che ne è Presidente, parlando con Labitalia ha spiegato che il Professore a capo dell’Inps sembra voler suggerire al Governo come intervenire sulle pensioni, creando “ansia nel Paese”. Ambrogioni evidenzia anche come ci sia un vero e proprio accanimento verso le pensioni medio-alte, quando per effetto delle diverse manovre, con contributi di solidarietà e blocchi delle indicizzazioni, hanno perso tra il 15% e il 20% del loro valore. Senza dimenticare che “queste pensioni sono falcidiate dal fisco”. Dunque, in buona sostanza, “le pensioni medio-alte hanno già dato”. Giorgio Squinzi sembra fare marcia indietro sulla flessibilità pensionistica. Se infatti prima della presentazione della Legge di stabilità aveva detto che si trattava di una misura importante e utile anche per le imprese, ora condivide la decisione del Governo di rinviarne l’approvazione nel 2016. Di per sé la posizione del Presidente di Confindustria non è realmente cambiata, dato che a suo tempo aveva spiegato che si trattava di un argomento serio e che non era facile trovare le coperture necessarie. Ecco quindi spiegato il perché delle recenti dichiarazioni in audizione al Senato: Squinzi ritiene sia meglio intervenire con un provvedimento organico e che abbia natura strutturale e certa.
La flessibilità pensionistica dovrà attendere: per ora c’è quella “part-time” prevista nella Legge di stabilità. Una misura che i tecnici del servizio Bilancio di Camera e Senato hanno analizzato insieme alle altre che compongono la manovra. Le stime fanno pensare che, viste le risorse stanziate, potranno essere circa 30.000 i lavoratori in grado di beneficiare del provvedimento voluto dal Governo Renzi. Un numero che non sembra molto alto. Bisognerà vedere in ogni caso quanti saranno gli italiani interessati a utilizzarlo.
Matteo Salvini torna ad attaccare il Governo e la riforma Fornero. Il leader della Lega Nord, sulla sua pagina Facebook, ha infatti scritto parole inequivocabili: “Non solo nel 2016 le pensioni italiane non aumenteranno, ma addirittura il governo chiederà indietro dei soldi dati “in più” quest’anno. Maledetti. Cancellare la Legge Fornero, restituire diritti agli anziani e futuro ai giovani. Si può fare, basta volerlo. E basta mandare a casa Renzi… Io ci credo”. Parole che non spiegano bene quale siano i soldi che l’esecutivo chiederebbe indietro ai pensionati, ma che lasciano intendere che il Carroccio terrà alta la guardia e batterà molto sul tasto delle pensioni in queste settimane.
La legge di stabilità 2015 non sembra aver soddisfatto in pieno le varie parti sociali soprattutto per quanto concerne l’annosa e complessa situazione relativa alla riforma delle pensioni. Nella legge è stata introdotta la settima salvaguardia che nelle intenzioni del Governo presieduto dal Presidente Matto Renzi, avrebbe dovuto sistema definitivamente la vicenda esodati. La realtà dei fatti sembra essere differenti in quanto sarebbero oltre 18 mila ancora gli esodati non salvaguardati tant’è che lo stesso Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha parlato di pressioni per una possibile ottavo salvaguardia per un problema non risolto definitivamente. Anche la tanto agognata flessibilità deve essere ancora presa in considerazione e nello specifico ci sarebbero allo studio delle possibili soluzioni per la cosiddetta opzione donna senza dimenticare l’opzione uomo che appare come un cantiere aperto. Focalizzando il discorso sull’opzione donna, infatti, essa è incompleta giacchè sono rimaste fuori le lavoratrici di 57 anni nel caso delle dipendenti e di 58 nel caso di lavoratrici autonome. Novità in merito dovrebbero emergere in giornata, dopo una importante riunione di un apposito Comitato.