“Su ferrovieri, esodati e Quota 96 c’è stata una votazione all’unanimità della Camera, ma il governo non fa niente. E’ una scelta politica, e personalmente ne penso tutto il male possibile”. Ad affermarlo è Giorgio Airaudo, deputato di Sel, membro della commissione Lavoro ed ex sindacalista Fiom. Il 6 dicembre inizieranno alla Camera le operazioni di voto sulla legge di stabilità, e tra i 5mila emendamenti presentati alla commissione Bilancio alcuni riguardano anche tematiche pensionistiche e previdenziali. L’attenzione è concentrata soprattutto sulla settima salvaguardia degli esodati, Opzione Donna e l’estensione della no tax area per i pensionati a 8mila euro.
Onorevole Airaudo, che cosa ne pensa del modo in cui il governo intende affrontare questi temi?
Su questo governo penso tutto il peggio possibile, in quanto non ascolta neanche la Camera dei deputati. Sugli esodati c’è una lunga serie di deliberazioni che prevedono una soluzione definitiva. Invece di attuarla, continuiamo di salvaguardia in salvaguardia a dividere le platee che nel frattempo crescono, quando bisognerebbe invece rimettere mano alla legge e anticipare l’età pensionabile. Quest’ultima è troppo alta e genera esodati: in questo modo diciamo che risparmiamo e speriamo che così l’Europa non ci sgridi. Nella realtà però lasciamo soli un numero elevato di nostri concittadini.
Lei come valuta gli emendamenti alla legge di stabilità?
Gli emendamenti non risolvono il problema, ma si limitano a mettere una pezza. Si prova a salvarne qualcuno in più o in meno, ma si lascerà sempre fuori qualcun altro: l’esempio perfetto è quello di Opzione Donna. Siamo riusciti con il lavoro di tutti a mantenerla ma non per tutte. Il tema è la compatibilità economica e finanziaria, mentre scompare completamente la compatibilità umana. Gli esseri umani non sono semplicemente la sommatoria di cifre, ma ognuno di loro è un mondo, una storia, una vita.
Una delle questioni aperte è quella dei ferrovieri. Lei come la risolverebbe?
Sui ferrovieri abbiamo un errore materiale riconosciuto da tutti i governi che si sono succeduti, compreso quello di Mario Monti, eppure non si è ancora riusciti a intervenire. La legge sulle pensioni costringe i macchinisti e il personale viaggiante delle ferrovie a restare sui treni fino a 67 anni, quando le norme di sicurezza prevedono che non possano lavorare fino a quell’età. Le norme che confliggono non sono solo un aspetto formale da azzeccagarbugli.
Perché?
Perché incidono pesantemente sulla vita delle persone in carne e ossa che si trovano il loro futuro compromesso. La legge italiana affida un treno che viaggia a 380 chilometri orari a una persona di 67 anni. Sui macchinisti abbiamo tre ordini del giorno votati all’unanimità dalla Camera dei Deputati, eppure il governo non fa niente. Sono anni che diciamo che il tema degli esodati va chiuso definitivamente, mentre il governo regolarmente, a ogni legge di stabilità, fa una nuova salvaguardia che ne lascia fuori un grande numero.
Eppure la Ragioneria dello Stato ha rilevato una spesa pensionistica ancora molto elevata…
La Ragioneria registra dei numeri, ma non si possono scaricare la responsabilità su quest’ultima. Il vero tema è la direzione politica: questo governo fa altre scelte. Continua a non risolvere definitivamente né il problema degli esodati, né a ristrutturare Opzione Donna per tutti, né ad affrontare il problema dei ferrovieri o degli insegnanti di Quota 96.
Alla fine lei voterà a favore o contro gli emendamenti di Cesare Damiano?
Se ci sono degli emendamenti che riducono il danno e salvano dei lavoratori, io voto sì un po’ come un intervento della Croce Rossa. Io non lascerei un ferito per strada, mi fermerei e lo curerei. In questo caso però quegli emendamenti non sono risolutivi. Si possono limitare i danni una o due volte, ma se si continua solo a limitare i danni e non si affronta il male, in qualche modo si è inadempienti. Non sono gli emendamenti di Damiano che ci consentiranno di cambiare una pessima legge sulle pensioni.
(Pietro Vernizzi)