Cesare Damiano continua a muoversi per modificare la Legge di stabilità e provare già a introdurre una forma di flessibilità senza aspettare il 2016 promesso da Renzi. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera propone quindi al Premier “di avviare una sperimentazione già in questa legge di Stabilità, consentendo un anticipo, con penalizzazioni, di uno o due anni anziché di quattro”. In buona sostanza, anziché consentire la pensione anticipata a 62 anni come da lui stesso proposto, Damiano sarebbe disposto ad “accettare” anche la possibilità di andare in quiescenza a partire dai 64 anni. Resterebbe da capire a quanto dovrebbe ammontare in questo caso la penalizzazione: il punto certamente cruciale dato che da essa dipende il costo del provvedimento e la convenienza a utilizzarlo da parte dei lavoratori.



Una modifica al provvedimento su Opzione donna contenuto nella Legge di stabilità sembra più vicina, in modo che non vengano escluse le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1958 o 1957. Lo ribadisce la senatrice del Pd Erica D’Adda, che fa parte della commissione Lavoro. In un’intervista rilasciata a Blastingnews, ha anche spiegato che si può e si deve lavorare per un’estensione di Opzione donna al 2018 e che se si riuscirà a definire una flessibilità pensionistica, Opzione donna potrebbe essere anche estesa agli uomini. 



La Rete dei Comitati degli esodati va all’attacco del Governo. In una nota spiega infatti che l’esecutivo ha utilizzato 400 milioni dei fondi “avanzati” dalle sei salvaguardia finora approvate per interventi a favore di altre categorie (come la copertura di Opzione donna). Inoltre, la settima salvaguardia inserita nella Legge di stabilità copre 26.300 persone e non tutte le 49.500 in attesa ancora di una tutela. Questo nonostante Renzi in televisione avesse detto che ci sarebbe stata una copertura per tutti. Gli esodati chiedono quindi che durante l’iter parlamentare la misura sia modificata per salvaguardare tutti i 49.500 italiani in attesa. 

Durante l’audizione al Senato, Pier Carlo Padoan ha spiegato che gli interventi della Legge di stabilità non viene indebolita “la riforma del sistema pensionistico, che lo ha reso uno dei più stabili e sostenibili d’Europa”. Il ministro dell’Economia ha anche spiegato l’importanza di non indebolirne l’assetto anche in prospettiva. Sembra quindi che il suo suggerimento sia quello di non approvare ulteriori misure (come la flessibilità pensionistica promessa da Renzi nel 2016) sulla previdenza italiana. Vedremo quindi nei prossimi mesi se il Premier seguirà o meno questa indicazione del suo ministro. Come noto, la Legge di stabilità ha iniziato il suo iter parlamentare, e Maurizio Petriccioli ha parlato in audizione al Senato. Il segretario confederale della Cisl ha segnalato come nella manovra occorra un “respiro strategico” per portare a un effettiva riduzione dell’Irpef come programmato dal Governo nel 2018. Anche perché c’è un grosso carico fiscale che pesa su lavoratori e pensionati. Petriccioli aggiunge che la flessibilità pensionistica, in questo scenario, non può essere ulteriormente rinviata. “È indispensabile per sbloccare il mercato del lavoro, anche per offrire nuove opportunità lavorative ai giovani”. Tuttavia sappiamo che sul punto il Governo sembra aver scelto di rinviare tutto al 2016. 

La riforma pensioni continua a far discutere i vari esponenti politici anche e soprattutto nell’ambito di questa Legge di stabilità. Il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, nonché esponente del Nuovo Centro Destra, ha evidenziato alcune linee guida che il Governo Renzi potrebbe prendere in considerazione. Il passaggio riguarda la tanto discussa Opzione Donna ed in particolare con Sacconi si è detto favorevole nel far rientrare anche le lavoratrici nate nell’ultimo semestre del 1958 anche al fine di favorire il ricambio generazionale. Per quanto concerne la settima salvaguardia, Sacconi ha annunciato la formazione di una Sottocommissione Lavoro chiamata ad approfondire la questione. Infine, ha evidenziato come sarebbe maggiormente utile concentrare le risorse del part – time a tre anni dalla pensione su un unico strumento che consenta di incentivare il tanto agognato ricambio generazionale cercando di trovare una soluzione più appetibile anche per le aziende. Insomma, tanti punti ancora da migliorare che lo stesso Governo potrebbe accettare di dibattere in maniera funzionale. Non resta che attendere le prossime ore.