Novità importante per chi sperava nella flessibilità pensionistica già nella Legge di stabilità. Maurizio Sacconi ha infatti presentato un emendamento “che prevede l’accordo tra impresa e lavoratori per una sorta di pre-pensione nel triennio precedente l’età di pensionamento”. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato ha spiegato che il lavoratore potrà optare tra un part time o l’uscita totale dal mondo del lavoro, avendo “un reddito pari alla pensione maturata”, grazie al datore di lavoro che integrerebbe il reddito parziale o la Naspi. “Tutte le somme erogate dalle imprese sarebbero deducibili a fini Ires, Irpef e Irap”, ha aggiunto Sacconi. Modifiche in arrivo per le misure previdenziali contenute nella Legge di stabilità. Lo fa capire Giorgio Santini, capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato, dove si trova al momento il provvedimento governativo. Gli emendamenti puntano a modificare anche altre parti della manovra come Sud, case popolari, affitti, tetto sull’utilizzo dei contanti. Per quel che riguarda invece le pensioni, Santini ha spiegato che le proposte dovrebbero portare a ritoccare le norme riguardanti esodati e Opzione donna. Non trapelano altri dettagli, ma è facile immaginare che ci saranno modifiche per evitare che non ci siano nuovi provvedimenti di salvaguardia degli esodati e che tutte le italiane nate nel 1957 e 1958 possano usufruire di Opzione donna se hanno raggiunto i 35 anni di contributi.
Oltre a Opzione donna, presto potrebbero arrivare misure pensionistiche studiate apposta per le italiane. Lo conferma Patrizia Maestri in un’intervista pubblicata sulle nostre pagine. La deputata del Pd in commissione Lavoro ha infatti spiegato che è stata presentata un proposta per far sì che “alle donne sia comunque riconosciuta la possibilità di andare in pensione prima, chiedendo uno sconto sull’età perché sulle donne grava ancora il carico sia del lavoro domestico sia di quello di cura”. Vedremo se ci sarà spazio per queste norme, molto utili per le italiane, che normalmente faticano ad accumulare un’anzianità contributiva adeguata agli attuali requisiti pensionistici.
Per Matteo Renzi non è ancora il momento di tagliare le pensioni. Il Premier, intervistato da Bruno Vespa per il suo nuovo libro “Donne di cuori”, ha spiegato che le idee di Boeri di tagliare le pensioni non “giustificate” dai contributi versati sarebbe anche giusto, tuttavia gli italiani hanno ora bisogno di fiducia e dunque non è il momento giusto per operazioni di questo tipo. Mettere “le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia”.
La legge di stabilità continua il suo iter parlamentare e alimenta il dibattito politico. Anche le misure di carattere previdenziale fanno discutere, specialmente perché sembra mancare una modifica importante alla Legge Fornero. Sul tema sarà certamente “pungente” l’opinione che Matteo Salvini darà questa sera durante la sua partecipazione a “Virus – Il contagio delle idee”, in onda su Rai 2. Il leader della Lega Nord è un noto sostenitore della cancellazione della riforma delle pensioni targata Fornero e sicuramente spiegherà come si dovrebbe intervenire in campo previdenziale. A “contrapporsi” a Salvini troveremo Alessia Rotta, responsabile comunicazione del Partito democratico.
Giuliano Poletti esclude tagli alle pensioni. Il ministro del Lavoro, intervenendo a Porta a porta, ha infatti detto di non ritenere che siano in vista interventi di questo tipo. Resta invece all’ordine del giorno il tema della flessibilità pensionistica, anche se su questo punto, ha spiegato, esistono due vincoli: che la soluzione sia socialmente sostenibile, e quindi senza penalizzazioni eccessive per il pensionando, e che sia compatibile con i vincoli di bilancio pubblico. Due indicazioni contenute, peraltro, nell’Ordine del giorno approvato dalla commissione Lavoro del Senato e indirizzato proprio all’esecutivo. Vedremo quindi se ci saranno nuove proposte in questa direzione, dopo che Damiano ha proposto una flessibilità sperimentale con un anticipo di due anni.
Non solo Lega Nord, anche il Movimento 5 Stelle torna a schierarsi contro la Legge Fornero. Alessandro Di Battista, nel corso di un’articolata intervista nell’ultima puntata di Ballarò, ha infatti criticato la Legge di stabilità, spiegando che le risorse sarebbero state usate meglio se destinato a un reddito di cittadinanza o per eliminare le storture della riforma delle pensioni targata Fornero. Vedremo quindi anche i parlamentari pentastellati impegnati nel presentare emendamenti alla manovra, anche sui temi previdenziali.
Vedremo quanto potrà essere “vincolante”. Nel frattempo la commissione Lavoro del Senato ha approvato un Ordine del giorno, a prima firma Annamaria Parente (Pd), che impegna il Governo “a presentare nel corso del 2016 un disegno di legge contenente disposizioni utili ad integrare e consolidare la recente riforma del sistema previdenziale”. Di fatto quindi si chiede all’esecutivo di approvare l’anno prossimo dei provvedimenti sulle pensioni. L’Odg entra molto nel dettaglio, specificando nove criteri da seguire. In primis, che nel varare le misure si tenga conto non solo della sostenibilità finanziaria, ma anche della coesione sociale. Poi occorre rispettare le regole vigenti per coloro che hanno già una pensione o sono prossimi ad averla. Quindi permettere la ricongiunzione non onerosa dei contributi. Vanno anche incentivati i versamenti volontari sia dei lavoratori che dei datori di lavoro. E a questo scopo va prevista la possibilità di utilizzare il Tfr o gli accantonamenti nei fondi complementari nei limiti consentiti dalle esigenze di loro sostenibilità. Bisognerebbe poi cambiare le modalità di calcolo per il recupero degli anni studio ai fini contributivi.
Si arriva poi a chiedere la previsione di un’età pensionabile anticipata, dietro decurtazione dell’assegno mensile. Quindi sarebbero necessarie anche misure transitorie più favorevoli per le persone (specie donne e invalidi) che alla data di entrata in vigore delle riforma avevano già raggiunto una certa età onde evitare disparità di trattamento rispetto agli esodati tutelati. Infine, servirebbero sgravi fiscali per le somme date dai datori di lavoro ai dipendenti come integrazione del reddito o versamenti contributivi per accompagnarli verso la pensione.