Un emendamento alla Legge di stabilità presentato dal Partito democratico propone la sperimentazione dell’Assegno previdenziale anticipato. In buona sostanza, i disoccupati che entro il 2017 maturerebbero i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata entro i cinque anni successivi alla domanda riceverebbero un assegno pari a 1,7 volte quello sociale.  Una volta raggiunta l’età della pensione, una parte della stessa verrebbe trattenuta per rimborsare il “prestito” avuto precedentemente. Le modalità per attuare nel dettaglio la proposta nell’emendamento vengono demandate a un decreto che il ministero dell’Economia dovrebbe emanare entro 30 giorni.  L’esame degli emendamenti alla Legge di stabilità è seguito con interesse da alcune categorie di italiani che potrebbero vedere arrivare delle novità che li riguarda in tema di pensioni. Quota 96 e i cosiddetti “Quindicenni” potrebbero infatti vedere qualche provvedimento nei loro confronti dopo diverse promesse mai mantenute (anche da parte del Governo Renzi). Anche per loro la legge Fornero ha portato non pochi problemi, e come diversi esodati stanno ancora aspettando una soluzione. Lo stesso si può dire per i lavoratori precoci. Per ora sembra farsi strada l’idea dell’approvazione di un prestito pensionistico per chi resta senza lavoro a pochi anni dalla pensione. Vedremo se tra gli emendamenti che non saranno bocciati ce ne sarà qualcuno con novità rilevanti. 



Tito Boeri finisce ancora una volta nel mirino di Franco Abruzzo, storico ex Presidente dell’Ordine dei giornalisti, ora a capo dell’Unpit, l’Unione nazionale pensionati per l’Italia. L’idea di “tagliare” le pensioni di circa 250mila italiani per finanziare il reddito minimo agli over 55 disoccupati o per la flessibilità non piace ad Abruzzo, che chiede che il Presidente dell’Inps si occupi, per esempio, di scoprire i falsi invalidi. Arriva poi un consiglio abbastanza duro e secco a Boeri: “Se ne vada, torni in fretta alla Bocconi. L’Italia non ha bisogno di stress e tensioni provocati da proclami forsennati e deliranti”. 



Ancora fanno discutere le proposta di Tito Boeri per una riforma organica delle pensioni, comprendente, tra le altre cose, una sorta di reddito minimo da 500 euro per gli over 55 che restano senza lavoro. Luigi Marino, vicepresidente dei senatori di Area popolare, ritiene che si tratti della “tipica proposta da intellettuale di sinistra che non ha ancora capito evidentemente qual è il ruolo del Presidente dell’Inps e quali devono essere i corretti rapporti tra le istituzioni”. Per Marino, la proposta di Boeri non troverebbe una maggioranza in Parlamento disposta ad approvarla, né tantomeno un sostegno da parte del Governo, che si è già espresso contro il piano del Presidente Inps.



Si sa che tra i parlamentari più attivi sul fronte della flessibilità pensionistica c’è Cesare Damiano. E il Presidente della commissione Lavoro della Camera sta in questi giorni insistendo per riuscire a far approvare quanto meno una forma sperimentale di pensione anticipata. Questa settimana sarà  certamente più ricca di dibattito dato che la Legge di stabilità approderà in commissione Bilancio al Senato e stasera Damiano, insieme al collega Antonio Boccuzzi, parlerà al Circolo 1 del Pd di Torino proprio di flessibilità pensionistica. Sicuramente potrà anche aggiornare i presenti sulla possibilità che si possa avere un provvedimento in materia prima del 2016. 

Mentre si discute se fare o meno una riforma delle pensioni, dalla Commissione europea arriva un rapporto che non può essere ignorato nel momento in cui si metterà mano al sistema previdenziale italiano. Nell’Ue a 28 paesi, infatti, il tasso di occupazione dei 65-69enni si è attestato all’11,2%, con gli uomini al 14,7% e le donne all’8,1%. Una differenza di non poco conto che si allarga ancor più in Italia, dove il tasso di occupazione complessivo è del 7,8%, con gli uomini al 12,4% e le donne al 3,6%. Una situazione opposta a quella dell’Estonia, dove non solo il tasso complessivo è del 27,1%, ma le donne si trovano al 29,6% contro il 27,1% degli uomini. Le forti differenze tra uomini e donne si trovano anche in merito all’assegno pensionistico, con un gap che arrivano fino al 40%.

In Italia dati di questo genere erano stati già stati riportati dall’Inps e ora la Commissione europea intende richiedere ai paesi dell’Unione politiche per le pari opportunità in diversi ambiti prima dell’età pensionabile. Una scelta che ovviamente farà vedere i suoi frutti nel lungo periodo. Nel frattempo bisogna quindi cercare di “limitare i danni”. Nel nostro Paese, in questo senso, esistono in Parlamento alcune proposte per cercare di aumentare l’età contributiva delle donne, cercando di far recuperare loro i periodi in cui si sono presi cura dei figli o di altri familiari. Vedremo se saranno prese in considerazione al primo intervento sulle pensioni utile.