Cesare Damiano sembra apprezzare le parole di Ignazio Visco sul sistema pensionistico italiano. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera sembra voler valorizzare la “parte buona” del discorso del Governatore di Bankitalia all’Università di Trieste, spieando che “il nostro Paese è tra quelli che più hanno innovato sul fronte della previdenza pubblica e quindi è in grado di far fronte alla forte tendenza all’invecchiamento della popolazione”. Damiano spiega quanto sia auspicabile evitare una guerra tra le generazioni. “Il Pd – ricorda Damiano – ha depositato alla Camera le proposte di legge che riguardano queste materie. Ci auguriamo che, come promesso da Renzi, il 2016 diventi l’anno decisivo per affrontare e risolvere questi problemi”. A quanto pare il Governo non ha ancora presentato i suoi emendamenti alla Legge di stabilità in materia di pensioni. Francesco Boccia ha infatti fatto il punto sulle proposte giunte dall’esecutivo, che riguardano in particolare il pacchetto sicurezza e cultura di cui aveva parlato il Premier Renzi dopo gli attentati di Parigi. E il Presidente della commissione Bilancio della Camera ha poi dichiarato che manca ancora dal governo una proposta sulle pensioni, sulle indicizzazioni”. Quindi Boccia ha spiegato che quando sarà pronta verrà illustrata direttamente dal viceministro all’Economia Enrico Morando.
Anche Ignazio Visco ha parlato di pensioni in un suo recente intervento all’Università di Trieste. Il Governatore della Banca d’Italia ritiene che l’Italia ha fatto molte innovazioni sul fronte della previdenza pubblica, anche se uno dei paesi al mondo in cui l’invecchiamento della popolazione è più intenso. C’è quindi il rischio che i futuri redditi da pensione risultino inadeguati. “Le riforme intraprese nel corso dell’ultimo decennio vanno nella giusta direzione; è importante attuarle pienamente e se necessario potenziarle. Acquisire la sostenibilità del regime pensionistico è comunque un passo essenziale per poter puntare ad assicurare l’adeguatezza delle prestazioni”, ha detto Visco. Parole che sembrano “remare” dalla parte di chi sostiene sia necessario badare sempre ai conti pubblici quando si parla di riforma delle pensioni.
Guido Salerno Aletta, dalle pagine di Formiche.net, fornisce una sua visione del dibattito sulle pensioni piuttosto “inquietante”: è in corso lo smantellamento della Previdenza sociale. “Il motivo è semplice: un sistema a ripartizione, come quello che caratterizza la previdenza pubblica italiana, non fa altro che usare i contributi versati mensilmente da parte di chi lavora per pagare le prestazioni pensionistiche. E’ un giro di denaro immenso, in cui non c’è un euro di guadagno”, scrive l’ex vicesegretario generale di Palazzo Chigi. In buona sostanza, gli allarmi lanciati sulle pensioni che avranno i giovani, la richiesta di un reddito di cittadinanza e la lotta alle pensioni d’oro altro non sarebbero che parte di una strategia “per arrivare ad abolire il sistema della previdenza sociale. La pensione, come salario differito, che viene percepito ad una certa età, deve sparire: bisogna lavorare fino al giorno della morte”. Tutto per gli interessi dei mercati “che ci sovrastano tutti, giovani e vecchi: e noi, stupidi, ci facciamo la guerra tra poveri”.
Il tema delle pensioni in questo periodo fa capolino anche sui quotidiani. Marcello Mancini, ex direttore de La Nazione e ora suo editorialista, risponde a un lettore che si chiede come mai i pensionati vengono messi sempre da parte, quasi avessero fatto qualcosa di male a Renzi. Il giudizio del giornalista è abbastanza contundente: “Viene il sospetto che all’origine ci sia un ragionamento bottegaio: i giovani hanno più futuro, più vigore e votano più a lungo; i pensionati sono più o meno a fine corsa e hanno poco potere contrattuale”. “Riformiamo le pensioni? Bene. Ma perché oggi i pensionati, specialmente i più modesti, devono scontare l’eccessiva generosità di chi li ha preceduti? Il renzismo si è nutrito di giovanilismo, che non può significare calci nel sedere agli anziani. ‘Fatti più in là, che arrivo io’. Non funziona così. Il futuro vale anche per loro”. La conclusione è altrettanto chiara: “Io credo che lo Stato debba seguire un’altra direzione: impedire sperequazioni, garantendo trattamenti coerenti. E pensare di più (e meglio) agli anziani”.
Il Movimento 5 Stelle attacca il Governo a testa bassa sulla Legge di stabilità, in particolare sui provvedimenti previdenziali. I deputati pentastellati hanno infatti diffuso una nota in cui segnalano che l’esecutivo “è in stato confusionale su molti fronti nella discussione di queste ore sulla Stabilità, ma la previdenza rappresenta un vero e proprio buco nero, uno dei principali fallimenti della politica economica di Palazzo Chigi”. In particolare, viene segnalata la mancanza di provvedimenti sulla flessibilità in uscita. E anche la sottrazione di risorse ai fondi per i lavori usuranti, oltre che la mancanza di risorse per far sì che Opzione donna non esclude le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1958 o 1957. I deputati del Movimento 5 Stelle segnalano anche che nulla viene fatto per i giovani che sono “destinati a prendere pensioni da fame, ammesso e non concesso che le prenderanno”. Come se non bastasse, aggiungono, il Jobs Act “non sta creando quel lavoro duraturo e di qualità che potrebbe consentire ai giovani di sorreggere il sistema previdenziale”.
Vedremo nelle prossime ore quali effettivamente saranno gli emendamenti che il Governo presenterà alla manovra, compresi quelli riguardanti le pensioni. Per i pentastellati, “l’unica preoccupazione della manovra è quella di togliere la tassa sulla prima casa facendo più deficit. Forse l’unico scopo del governo è rendere più accoglienti quelle prime abitazioni che ospiteranno ancora per molti anni in famiglia i 35-40enni senza un lavoro”.