Sembra svanire anche l’ultima speranza di poter modificare ancora i provvedimenti della Legge di stabilità in materia di pensioni. La manovra, dopo l’approvazione alla Camera, approderà domani in commissione Bilancio al Senato, per avere il via libera di palazzo Madama entro mercoledì. Per accelerare i tempi, ed evitare quindi possibili cambiamenti al testo, nelle ultime ore sta emergendo l’ipotesi che il Governo possa porre la fiducia, cosa che impedirebbe di intervenire sulle norme senza sfiduciare l’esecutivo e aprire di fatto una crisi di Governo, tra l’altro proprio prima delle feste. Oltre che misure per chi deve ancora andare in pensione, la Legge di stabilità contiene provvedimenti che riguardano chi è in quiescenza. In particolare, è stata aumentata la no tax area (da 7.750 a 8.000 euro per gli over 75 e da 7.500 a 7.750 per gli altri pensionati) ed è stato escluso un ritocco al ribasso degli assegni nel caso si registri un’inflazione negativa. Inoltre, per coloro che sono andati in pensione anticipata prima dei 62 anni a seguito della riforma Fornero, sono state cancellate le penalizzazioni previste. Chi ha sfruttato questo tipo di pensionamento anticipato quest’anno già godeva di questo “bonus”: la Legge di stabilità non ha fatto altro che estenderlo alle pensioni anticipati del triennio 2012-2014.
Come noto, la Legge di stabilità interviene su esodati e Opzione donna con misure che, dopo il passaggio alla Camer, non lasciano del tutto soddisfatti gli stessi parlamentari della maggioranza. La settima salvaguardia non tutela tutti gli oltre 49.000 esodati “stimati” solo pochi mesi fa. Forse bisognerà già prepararsi a un ottavo provvedimento di tutela. Opzione donna, invece, non è al momento usufruibile dalle italiane nate nell’ultimo trimestre del 1958 (1957 nel caso siano lavoratrici autonome). Queste dovranno aspettare settembre 2016 per sapere se ci saranno le risorse necessarie a farle andare in pensione anticipata.
Nella notte è arrivato il via libera alla legge di stabilità da parte della Camera. Ora la manovra dovrà essere approvata dal Senato in terza lettura. Sul fronte delle pensioni nulla è stato aggiunto circa la flessibilità in uscita. In attesa dell’intervento promesso dal Governo per il 2016, ci sarà quindi il part-time per gli over 63. In pratica, negli ultimi tre anni prima della pensione, si potrà lavorare part-time (orari tra il 40% e il 60% del tempo pieno) con contribuzione figurativa a carico dello Stato e l’aggiunta in busta paga dei contributi che l’azienda avrebbe dovuto versare. Sarà interessante vedere quanto questa misura verrà usata, così da capire se estenderla o meno.
Cesare Damiano, sempre molto attivo sul fronte delle pensioni, ha già un nuovo obiettivo da raggiungere: rifinanziare il fondo per i lavori usuranti. Si tratta di un fondo istituito quando il deputato Pd era ministro del Lavoro, progettato per fare in modo che 5.000 lavoratori l’anno potessero andare in pensione anticipata fino a tre anni. Tuttavia le risorse stanziate non sono mai state interamente utilizzate e “da alcuni anni a questa parte queste risorse vengono “saccheggiate” e destinate ad altri obiettivi”, ha spiegato Damiano in una nota. A questo punto, “si rende necessario rivedere la legislazione rifinanziando il Fondo e rimuovendo gli ostacoli che impediscono ai lavoratori di accedervi. Si tratta di lavori eseguiti in miniera, cava e torbiera; con esposizione al caldo ed al freddo e così via. A queste tipologie di lavoro il Governo Prodi aggiunse, sempre nel 2007, il lavoro alla catena di montaggio e notturno. Una buona legge che va riattivata”.
Il linguaggio delle leggi non sempre è chiaro e capita così che una norma sia difficile da interpretare. Come nel caso di quella riguardante Opzione donna inserita nella Legge di stabilità. Per questo Orietta Armillato, del Comitato Opzione donna, ha deciso di “fare il punto”. Sulla bacheca Facebook del gruppo spiega che: “Potranno pensionarsi subito tutte le lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avranno maturato 35 anni di contribuzione e 57 anni + 3 mesi di età (58+3 per le autonome) e, dopo un periodo di attesa pari a 12 mesi (18 per autonome) dal raggiungimento di entrambi i requisiti (finestra), si vedranno erogare l’assegno mensile”.
Cosa succede invece alle donne nate nell’ultimo trimestre del 1957 o del 1958? Ecco qui la risposta: “Per le nate oltre il 30 settembre 1958 (57 per le autonome) è stato istituito un contatore, le lavoratrici potranno quindi accedere all’istituto solo dopo che sarà stata effettuata la verifica della capienza del fondo istituito appositamente per Opzione donna ovvero a seconda di quello che sarà il saldo residuo di quanto inizialmente stanziato. Tale verifica avverrà dopo il 30 settembre 2016”.
Con queste utili note, il Comitato Opzione donna compie quindi ancora un lavoro molto utile dopo mesi di “battaglia” in cui ha svolto una funzione di vero e proprio “faro” per le italiane e per l’informazione.