Il Comitato Opzione donna, da cui è partita la class action e l’azione di pressing sul mondo politico per riuscire a vedere approvata la possibilità per le italiane di accedere alla pensione anticipata anche nel 2015, non chiuderà i battenti il 31 dicembre come inizialmente ipotizzato. Su un post pubblicato su Facebook viene infatti spiegato che dopo il periodo di lotta è il momento di festeggiare il risultato ottenuto. Per questo il 14 gennaio verrà organizzato un evento a Roma. “A questo punto il comitato non chiuderà il 31 dicembre ma, proseguirà almeno fino a gennaio”, si legge ancora nel post. Di certo si tratta di un festeggiamento meritato, il lavoro di questi mesi ha dato i suoi frutti e non era per nulla scontato che vi ci si arrivasse.  Una delle misure previdenziali contenute nella Legge di stabilità è l’innalzamento della no tax area per i pensionati già dal 2016, anziché dal 2017 come inizialmente previsto dal Governo. Ma quanti soldi in più può portare nelle tasche degli italiani questo provvedimento? La Uil ha calcolato per un pensionato con meno di 75 anni, che aveva un reddito di 7.750 euro, il solo innalzamento della no tax area (da 7.500 a 7.750 euro) vale 73 euro, cui aggiungendo il fatto che non si pagherebbero addizionali Irpef regionali e comunali, si può arrivare a 245 euro in più rispetto alla situazione attuale. Qualche euro in più lo avrà un pensionato con più di 75 anni e 8.000 euro di reddito: complessivamente il “bonus” varrà 251 euro (74 solo dall’innalzamento della no tax area da 7.750 a 8.000 euro). Non sono dati freschissimi, ma nel Rapporto trattamenti pensionistici e beneficiari elaborato da Inps e Istat, e pubblicato nel Casellario dei pensionati Inps, viene ricordato che nel 2014 la spesa per prestazioni pensionistiche ha superato i 277 miliardi di euro, pari al 17,17% del Pil. Inoltre, dato più allarmante, risulta che il 40,3% dei pensionati (più di sei milioni e mezzo di persone) ha un assegno inferiore ai 1.000 euro mensili. Numeri che fanno riflettere e devono essere considerati nel predisporre una riforma delle pensioni. 



Il 2016 non sarà un buon anno per i nuovi pensionati. Lo segnala Italia Oggi, ricordando che dal 1° gennaio ci sarà un innalzamento di quattro mesi dell’età pensionabile dovuto all’aspettativa di vita e una revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Di fatto, quindi, si andrà in pensione più tardi e con assegni più  bassi.  “Se è vero che il taglio nella maggior parte dei casi si aggira intorno al 2%, ci sono anche decurtazioni che arrivano fino all’8%”, scrive Marino Longoni nell’articolo. Vedremo se il 2016 sarà poi l’anno della riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. 



Silvio Berlusconi ritorna alla carica e presenta un nuovo programma economico per Forza Italia, con “cose nuove che sono venute fuori, inserite e tutte possibili”. L’ex Premier ha parlato ieri in collegamento telefonico con i militanti del partito riuniti a Imola e ha spiegato che è possibile effettuare una sorta di rivoluzione fiscale, con un flax tax da applicare sopra i 12.000 euro e tre aliquote al 20%, al 23% e al 24%. Un taglio delle tasse sui redditi davvero consistente. A questo, Berlusconi aggiunge anche l’aumento delle pensioni minime, in modo da portarle a 1.000 euro. “Con meno non si vive dignitosamente”, ha detto per spiegare la ragione della proposta. 



Il Comitato Opzione donna, molto attivo in questi mesi in cui c’era da portare a casa l’accesso alla pensione anticipata anche per il 2015, sta organizzando un evento per l’inizio del nuovo anno. Ne viene data comunicazione in un post sulla bacheca Facebook del gruppo. Non sarà un sit-in in piazza, ma il titolo “Insieme si può”, lascia supporre che in ogni caso si affronterà un tema importante. Forse si cercherà di capire come aiutare le “escluse”, ovvero le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1958 (o 1957), che al momento non possono accedere a Opzione donna. L’appuntamento è per il 14 gennaio 2016 alle 18:30 a Roma. Nei prossimi giorni seguiranno i dettagli sulla location e il costo. 

I lavoratori precoci continuano a sperare. Roberto Occhiodoro, uno degli amministratori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha ricordato che le loro richieste erano state consegnate a Vera Lamonica, Segretaria confederale della Cgil, la quale gli ha scritto per informarlo di un dato molto importante. Il sindacato ha infatti aperto, insieme a Cisl e Uil, una vertenza sulle pensioni, nella quale sono state riprese anche le richieste dei lavoratori precoci. In effetti, già al momento della manifestazione unitaria del 17 dicembre, i rappresentati dei sindacati ripetevano che andare in pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, era una richiesta legittima.

Occhiodoro a questo punto ricorda ai lavoratori precoci che occorrerà darsi molto da fare rispetto alle iniziative che prenderanno i sindacati. Del resto avevano promesso che se non avessero ricevuto una convocazione dal Governo avrebbero dato vita a mobilitazioni già dall’inizio del 2016. Insomma, non sarà facile, ma lottando i lavoratori precoci possono sperare di riuscire a portare a casa un provvedimento che li aiuti ad andare in pensione.