Brutte notizie per chi sperava in una proroga di Opzione donna fino al 2018. A darla è Walter Rizzetto, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, che da tempo si spende per un provvedimento in questa direzione. Il deputato ha infatti scritto un messaggio molto chiaro sulla bacheca del gruppo Facebook “Opzione donna proroga al 2018” di cui riportiamo il testo: “Con la consueta dose di chiarezza che spero di avervi sempre dimostrato, vi comunico che il cammino verso la proroga 2018 è praticamente impossibile. Mi spiace, mi spiace veramente molto e sono abbastanza deluso. Ci riproveremo al primo provvedimento utile e vi invito a non perdere la speranza”. L’allarme lanciato da Tito Boeri sula bassa pensione che rischiano di ricevere i giovani continua a far discutere ed Elsa Fornero, intervistata dall’Huffington Post, propone l’obbligo a carico dello Stato di versare i contributi nei periodi di disoccupazione involontaria dei giovani, così da garantire una continuità contributiva che eviti l’abbassamento della pensione. “Bisogna introdurre periodi di contribuzione che sono a carico dello Stato. Se facciamo questo le pensioni non saranno così basse e non sarà vero che le persone dovranno lavorare fino a 75 anni o oltre anche perché l’età pensionabile è stata già innalzata e ora non si deve aumentare ancora per decreto”, ha detto l’ex ministro del Lavoro, spiegando anche di essere a favore di un reddito minimo, che debba valere per tutti però e non solo per gli over 55 come ipotizzato da Boeri.
Anche Giorgia Meloni interviene dopo le parole di Tito Boeri sul basso livello delle pensioni che i giovani rischiano di avere in futuro. La Presidente di Fratelli d’Italia ritiene che non possano esserci diritti acquisiti capaci di giustificare un’ingiustizia di questo tipo. Per questo ha rilanciato la proposta già avanzata dal suo partito: “Abolizione dei vitalizi e taglio delle pensioni d’oro per aumentare le pensioni minime e dare una speranza alle generazioni future”.
L’Istat ha diffuso i dati sui trattamenti pensionistici in Italia nel 2014 (23,2 milioni di prestazioni erogate) che possono essere molto interessanti in un periodo in cui si parla di riforma delle pensioni. Emerge infatti che che il 40,3% dei pensionati riceve un assegno inferiore a 1.000 euro al mese: una percentuale che arriva al 49,2% nel caso delle donne. Viceversa, i pensionati che in Italia possono contare su oltre 5.000 euro al mese sono quasi 240.000, l’1,4% del totale. L’Istat ha anche fatto sapere che la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche è stata superiore ai 277 miliardi, con un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. L’incidenza della spesa pensionistica sul Pil è passata dal 16,97% al 17,17%.
Un nuovo attacco a Renzi, sul tema delle pensioni, arriva da Matteo Salvini. Il Segretario della Lega Nord ritiene infatti che il Premier “sia un marziano”, dato che ritiene che l’economia italiana si sia rimessa in moto. Per Salvini, “non occorre uno scienziato per capire che superando la legge Fornero e cancellando gli studi di settore, l’Italia corre”. Il problema è che nemmeno con l’ultima Legge di stabilità il Premier “si occupa di legge Fornero e di studi di settore”.
La Cisl torna a prendere una posizione netta contro la riforme delle pensioni targata Fornero. Annamaria Furlan, infatti, ha detto che occorre “mettere le mani nella peggiore legge pensionistica d’Europa”. Questo perché “penalizza i giovani e inchioda gli uomini e le donne a prescindere dal lavoro che fanno”. Il Segretario generale della Cisl ha anche spiegato che la riforma Fornero “va rivista in fretta. Sentiamo tanti annunci, e continui spostamenti nell’affrontare questo tema”. In effetti, nonostante le dichiarazioni degli scorsi mesi, proprio pochi giorni prima della presentazione della Legge di stabilità, l’esecutivo ha deciso di rimandare il tema della flessibilità pensionistica (certamente più “sensibile” rispetto alle richieste sindacali) al 2016. Tuttavia sembra che la richiesta della Furlan sia destinata a non essere accolta. Non solo perché difficilmente il Governo rivedrà ora le sue priorità, ma anche perché proprio martedì l’Ocse, con il suo rapporto Pensions at a glance, ha fatto capire che il sistema pensionistico italiano non è perfettamente “stabile” dal punto di vista finanziario.
L’organizzazione internazionale ha anzi proprio detto che “la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico richiede ulteriori sforzi negli anni a venire”. Parole che sembrano “cozzare” con l’idea stessa di introdurre un meccanismo di flessibilità pensionistica, che porterebbero certamente a un costo. A meno di non prevedere delle penalizzazioni “compensative” per le casse pubbliche.