Tra i vari problemi causati dalla riforma delle pensioni targata Fornero c’è quello del personale della scuola, i cosiddetti “Quota 96”. E dopo diverse promesse per risolvere la loro situazione (determinata dal fatto che l’anno contributivo inizia a settembre e non a gennaio) Barbara Saltamarini ha presentato all’uopo un emendamento alla Legge di stabilità. Che è stato però bocciato. La deputata della Lega Nord parla di una “vera e propria vergogna”, spiegando che né il Governo, né il Pd sembrano voler risolvere la situazione di 3.000 persone, nonostante i tanti proclami sulla Buona-scuola. Cosa pensano gli italiani del dibattito sulle pensioni? Ballarò, attraverso Alessandra Ghisleri, ha voluto chiederlo in particolare ai giovani (dai 18 ai 34 anni) e ha così scoperto che l’allarme lanciato da Tito Boeri (i 30enni di oggi avranno il 25% in meno di pensione) provoca in loro panico e rabbia nel 28,4% dei casi, maggior preoccupazione nel trovare un lavoro nel 26,8% dei casi e una rassegnazione nel 22,4% dei casi. Il 32,9% dei giovani ha anche detto che non intende sottoscrivere una pensione integrativa, contro il 26,9% che lo farebbe. Ampia (40,2%) la quota degli indecisi. Per quanto riguarda tutto il campione senza distinzioni di età, emerge che il 57% prova rabbia verso lo Stato pensando alle baby pensioni e che il 59% sarebbe favorevole a un contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 3.000 euro mensili.
Elsa Fornero è tornata a parlare di pensioni. Lo ha fatto durante la trasmissione diMartedì, in onda su La 7. In collegamento, l’ex ministro ha spiegato che non è il caso di fare una nuova riforma delle pensioni, ma occorre mettere in atto degli aggiustamenti, come un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte (60-70 mila euro l’anno) per aiutare i giovani. La Fornero ha quindi ricordato che il Governo Monti aveva previsto un intervento sulle “pensioni d’oro”, che è stato prima ridotto dal Parlamento e poi bocciato dalla Corte Costituzionale. L’ex ministro ha anche ribadito che non essendo abituata alle critiche, la sua esperienza al dicastero le ha provocato non poca sofferenza”.
Il sistema pensionistico italiano è tra i più solidi al mondo “per età di pensionamento e per durata della pensione rispetto alla vita lavorativa”, lo evidenzia Pier Carlo Padoan, riportando quelli che sarebbero i risultati di un rapporto della Commissione europea sulle pensioni presentato all’Ecofin. Il ministro dell’Economia ha però aggiunto che “l’indicatore del grado di sostenibilità”, utilizzato da Bruxelles, “fa schizzare il Paese nella zona di rischio più elevato di prima”. Ciò, ha aggiunto, “dipende da un vecchio problema, cioè la misurazione del reddito potenziale che nel caso della Commissione si applica all’output gap e all’aggiustamento strutturale”. Per questo Padoan ha chiesto che “la misurazione del reddito potenziale sia migliorata in misura significativa in modo da evitare questi falsi segnali che provengono da queste grandezze”.
Il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, interviene ancora sulle pensioni prendendo ormai atto di come la questione della flessibilità sia un tema suo malgrado rinviato al 2016, rilancia nuove proposte in tale senso parlando della possibilità di integrare il piano pensioni di Boeri. Damiano ha precisato come i gruppi rappresentati nella Commissione Lavoro abbiano palesato piena sinergia sul prepensionamento flessibile a partire dai 62 anni di età con un minimo di 35 di contributi, subendo una penalizzazione che deve arrivare ad un massimo dell’8%. Inoltre Damiano ha palesato una netta apertura al piano Boeri a patto che vengano effettuati dei correttivi o per meglio dire delle integrazioni come quella di prevedere l’inserimento dei lavoratori precoci consentendo loro di accedere al sistema previdenziale a partire dai 41 anni di contributi versati. Non resta che attendere novità in tal senso.