La legge 183/2014 (il cosiddetto “Jobs Act”) prevede, tra le diverse misure, l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione. Tra i criteri di delega individuati dal Parlamento si prevede quello della valorizzazione delle sinergie tra servizi pubblici e privati, nonché con gli operatori del terzo settore e dell’istruzione secondaria, professionale e universitaria, anche mediante lo scambio di informazioni sul profilo curriculare dei soggetti inoccupati o disoccupati, al fine di rafforzare le capacità d’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.
In questo quadro la legge delega prevede così la definizione (o sarebbe meglio dire la ridefinizione) dei criteri per l’accreditamento e l’autorizzazione dei soggetti che operano sul mercato del lavoro e dei livelli essenziali delle prestazioni nei servizi per l’impiego. Ma chi sono questi operatori privati che operano nel mercato del lavoro?
Ci aiuta certamente a darne una rappresentanza l’ultimo rapporto di Eurociett, la Confederazione Europea delle Agenzie private per il lavoro, che si propone di promuovere gli interessi comuni del settore lavoro interinale in Europa, pubblicato solo pochi giorni fa. Nel 2013 sono state, infatti, in totale, 60,9 milioni le persone che, nel mondo, sono entrate nel mercato del lavoro attraverso le agenzie. 40,2 milioni di cittadini sono stati impegnati con il lavoro interinale, tuttavia i dati disponibili ci mostrano come altri 17,6 milioni siano stati reclutati tramite servizi di ricerca e di selezione, 1,9 milioni attraverso un processo di outsourcing e 1,2 milioni da servizi di outplacement.
Il rapporto sottolinea, inoltre, come il settore sia in sviluppo e abbia registrato nel 2013 una significativa crescita del 9,6%. In alcuni paesi, ad esempio, i lavoratori tramite agenzia sono prevalentemente donne che, in molti casi, sarebbero, probabilmente, fuori dal mercato del lavoro una volta deciso di costruirsi una famiglia e che cercano, quindi, una soluzione lavorativa flessibile che le aiuti a conciliare la necessità di lavorare e i bisogni di cura della famiglia. Questo accade, ovviamente, in maniera più significativa nei paesi nei quali le imprese ricorrono ai lavoratori temporanei prevalentemente nel settore dei servizi nei quali, notoriamente, vengono occupate maggiormente lavoratrici.
In un gran parte dei paesi, inoltre, la maggioranza dei lavoratori interinali è under 30 (a livello mondiale la media è del 66%). L’India ha, ad esempio, solo l’1% dei lavoratori temporanei over 30. È così chiaro che il lavoro tramite agenzia è, in questa prospettiva, un ottimo trampolino di lancio per i giovani nel mercato del lavoro. La ricerca evidenzia, inoltre, come i lavoratori tramite agenzia siano in media molto soddisfatti di questa esperienza (la media è dell’82%) e che il 76% di questi addirittura consiglia agli amici in cerca di lavoro di ricorrervi.
È da auspicare, quindi, che il Jobs Act possa rappresentare l’occasione per coinvolgere in maniera sussidiaria, superando anche vecchi pregiudizi, questi operatori qualificati nella gestione delle transizioni verso il lavoro per i giovani e, più in generale, per tutti i lavoratori che in questi anni sono stati espulsi dal mercato del lavoro a causa della crisi economica globale che ha colpito duramente anche il nostro Paese.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com