«Le proposte per attuare forme di pensionamento flessibile ci sono e ne abbiamo per tutti i gusti. Ora il governo passi dalle parole ai fatti e attui quei provvedimenti». Lo afferma Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera ed ex ministro del Welfare. Il ministro Giuliano Poletti nei giorni scorsi aveva detto: “Noi sappiamo che esiste un problema che riguarda in particolare quelle persone che sono vicine alla pensione e che nella situazione attuale di difficoltà hanno perso o possono perdere il posto e non hanno la copertura di ammortizzatori sociali sufficiente fino a maturare la pensione”. E aveva aggiunto Poletti: “Credo che qui uno strumento flessibile che aiuti queste persone a raggiungere i requisiti bisognerà sicuramente produrlo perché diversamente avremo un problema sociale”.



Onorevole Damiano, è d’accordo con Poletti?

Il fatto che il ministro Poletti parli di questi temi per me è motivo di grandissima gioia e reputo importantissimo che il governo intenda muoversi in quella direzione. Oltre a quella di “Quota 100”, ho anche avanzato una proposta di flessibilità molto articolata. Nel caso in cui si siano maturati 35 anni di contributi e un’età minima di 62 anni di età, ho proposto di prevedere che il lavoratore possa andare in pensione da quel momento. Ciò con una penalizzazione sull’assegno pensionistico con un valore massimo dell’8%. È una ipotesi che sostengo da tempo. Se ci fosse una disponibilità da parte del governo ad accedere all’idea della flessibilità, non potrei che essere enormemente soddisfatto.



Che cosa ne pensa della possibilità di estendere l’Opzione donna anche agli uomini, permettendo a tutti di andare in pensione prima a condizione di riparametrare il montante contributivo?

Sono soluzioni che possono essere tutte utilizzate. Noi ci stiamo battendo affinché la cosiddetta “Opzione donna” intanto sia mantenuta per le donne, cosa che non è sicura. Abbiamo inoltre valutato la possibilità di estendere l’Opzione donna agli uomini, ma per il momento il governo non ha dato una risposta sull’argomento. Si può anche andare in quella direzione, non ci vedrei niente di sbagliato. Ritengo però che la soluzione dei 62 anni più 35 sia assolutamente adeguata a risolvere il problema.



La flessibilità è compatibile con le richieste dell’Ue di andare in pensione più avanti negli anni?

L’Ue ha in testa dei chiodi fissi: mandare le persone in pensione sempre più tardi, rendere liberi i licenziamenti, l’austerità a tutti i costi. Sono idee che ci hanno già sufficientemente penalizzato e che quindi non condivido. Non avrei tutto questo timore dell’Unione europea, la quale purtroppo in molte occasioni sbaglia le medicine e finisce per uccidere il malato. Io sono contro il modello dell’austerità dell’Ue e ritengo che ce ne dobbiamo liberare. Se per farlo dovremo andare in una direzione diversa da quella seguita fin qui, anche se non piace all’Ue e alla Troika, non dobbiamo preoccuparcene.

Lei come intende muoversi per fare in modo che le sue proposte trovino attuazione?

Il governo, a partire dal ministro Poletti con il quale ho avuto modo di confrontarmi, è a conoscenza di queste proposte. Non c’è bisogno quindi di fare ulteriore propaganda su di esse. Dobbiamo insistere affinché il governo dia continuità a questa sua idea, in modo che quest’ultima non rimanga semplicemente sulla carta. Il governo ha parlato di flessibilità, ora si dia da fare con le misure del caso. Questa è la cosa più semplice sulla quale dobbiamo lavorare, dalle parole passiamo ai fatti.

 

E perché non presenta lei un disegno di legge?

Il governo giustamente è geloso delle sue prerogative. Come diceva Mao Tse Tung, a me non interessa il colore del gatto, l’importante è che acchiappi il topo.

 

Muoversi per via parlamentare impedirebbe di “acchiappare il topo”?

Probabilmente muoversi come Parlamento potrebbe incappare nei soliti problemi: la compatibilità finanziaria delle misure e i problemi della cosiddetta “ragioneria”. Sappiamo che sono misure che hanno dei costi e bisogna fare in modo che siano compatibili con le disponibilità di bilancio.

 

(Pietro Vernizzi)