Allo sciopero indetto dalla Fiom negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco di Fiat Chrysler Automobiles hanno aderito cinque (5) lavoratori. Fiat-Chrysler ha formulato una richiesta di lavoro straordinario – come già successo altre volte – e la Fiom ha reagito con uno sciopero. Naturalmente l’iniziativa delle tute blu della Cgil è un fatto isolato e molto criticato dalle altre sigle. Ma comincia a essere rivelatore di chi è il vero bluff del caso Fiat.
I movimenti del mercato stanno dando ragione alla strategia di Marchionne e alla fiducia che gli stakeholders italiani gli hanno riservato (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl Metalmeccanici). Nell’anno 2014, a prova della crescita della produzione, il ricorso alla cassa integrazione è calato del 20% (lo si apprende sia da fonti aziendali che sindacali): a Melfi (sito da oltre 5.500 lavoratori) la produzione della Renegade e della 500X sta portando a regime la manodopera, lo stabilimento è ormai “saturo”; a Cassino (circa 4.000 lavoratori) la produzione da aprile 2015 andrà anche in questo caso saturando lo stabilimento per via della nuova Alfa Romeo; lo stabilimento di Sevel Val di Sangro, dove oltre 6.000 lavoratori producono il Ducato, è praticamente a regime; a Pomigliano d’Arco permane una situazione di 1.200 lavoratori – su quasi 5.000 – in contratto di solidarietà, ma la Panda va bene sul mercato e soprattutto Fiat-Chrysler ha interesse a portare a saturazione lo stabilimento più volte premiato come migliore d’Europa; gli stabilimenti di Ferrari Maranello (circa 2.500 lavoratori), Maserati Modena (oltre 600) e Maserati Grugliasco (2.500) sono a regime. L’unico stabilimento ancora un po’ indietro da questo punto di vista è quello di Mirafiori (oltre 4.000 lavoratori), dove si registra tuttora un forte ricorso alla cig; ma con le produzioni previste per il 2016 dei Suv Levante e Alfa, anche questa situazione andrà normalizzandosi.
Tuttavia, nonostante questo trend positivo per Fiat-Chrysler e per l’occupazione, la Fiom continua a scioperare con iniziative fallimentari prossime allo zero (oltre a Pomigliano si vedano i casi si Sevel, Melfi e Vm Motori). Nel mentre, in molti stabilimenti di Fiat-Chrysler, sono in corso i rinnovi delle rappresentanze sindacali aziendali. La Fiom di Maurizio Landini non partecipa al voto, perché non riconosce il contratto aziendale firmato dalle altre sigle. Si registra una forte affermazione della Fim-Cisl, la cui segreteria nazionale manifesta segnali di grande soddisfazione per una scommessa vinta: il successo di Fiat-Chrysler in Italia è naturalmente anche merito degli accordi sindacali.
È evidente a questo punto dove sta il vero bluff. La Fiom registra un fortissimo calo del consenso persino in casa sua. Chissà cosa ne pensa Susanna Camusso: ultimamente era molto preoccupata di Landini. Troverà più coraggio nel riposizionamento sindacale che è chiesto alla sua organizzazione?
In collaborazione con www.think-in.it