In modo praticamente simultaneo, Maurizio Landini e Susanna Camusso hanno mandato messaggi importanti questa settimana. Messaggi che vanno naturalmente interpretati e compresi, ma ai più attenti non sarà sfuggita qualche novità. Da tempo parliamo della necessità delle organizzazioni sindacali di riposizionarsi, di rilanciarsi, sia per una questione regolatoria che le riguarda – le regole della rappresentanza devono essere estese e trovare concreta applicazione -, sia per una questione di appeal che il mondo sindacale ha quasi del tutto perso.



Landini, in particolare, ha bisogno di una nuova strategia, dal caso Fiat esce completamente sconfitto considerati gli ultimi scioperi proclamati con adesione tendente a zero: il suo consenso tra le tute blu degli stabilimenti Fiat-Chrysler è ai minimi storici. Ecco a questo punto il nuovo piano, la sfida democratica a Renzi. Landini fa leva sul fatto che Renzi, dopo Elsa Fornero, ha dato un giro di vite importante all’articolo 18. Quindi ne denuncia la liberalizzazione del licenziamento e il trionfo della precarietà, proponendo così la Fiom come federazione non solo dei metalmeccanici, ma come soggetto sociale in grado di rispondere alle difficoltà dei giovani e dei precari.



Non c’è dubbio che, da vent’anni a questa parte, se c’è qualcosa che ha cresciuto tutele è senza dubbio il Jobs Act con il suo contratto a tutele crescenti. L’articolo 18 è un falso problema che da molto tempo non trova più nemmeno applicazione. Ma certamente questa cosa fa gioco nell’immaginario collettivo e permetterà a Landini di trovare consenso, visto che da sempre il sindacato ignora il problema dei precari e dei nuovi lavori. Questo perché i suoi iscritti sono prevalentemente adulti e pensionati, mentre solo il 10% è costituto da giovani.

Chiaro che Landini ha davanti a sé delle praterie e che questa è una causa importante. Resta da capire cosa ne sarà e, soprattutto, se Landini sarà capace di non ripetere gli errori che ha fatto con Fiat. Nessuno lo dice, ma ora è chiaro che il re è nudo: Marchionne e i sindacati firmatari degli accordi hanno vinto una grande sfida.



Venendo a Susanna Camusso, il Segretario della Cgil ha fatto cenno a una raccolta di firme in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare volta a definire un nuovo Statuto dei lavoratori. Se ne parla da almeno 15 anni, lo Statuto dei lavori era la grande riforma di Marco Biagi rimasta incompiuta, proprio per le resistenze del sindacato. Anche in questo caso, l’intento è nobile, ma determinante sarà come le parti si muoveranno in questa direzione.

I due obiettivi paralleli di Landini e Camusso fanno pensare che Fiom e Cgil abbiamo trovato un equilibrio tra di loro e che ciò possa avere dei riflessi sul mondo confederale. Le confederazioni sono più che mai chiamate oggi a capire qual è la loro funzione: il loro impegno per la nuova Costituzione del lavoro è ciò che può riposizionarle e rilanciarle. Nella speranza che restino fuori dalla discussione totem ideologici che oggi non hanno davvero più senso e che fanno solo perdere occasioni al lavoro e ai lavoratori.

 

In collaborazione con www.think-in.it

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