Non si fa attendere il commento di Cesare Damiano alle parole del ministro Poletti sugli esodati, che di fatto bloccano la strada al settimo intervento di salvaguardia che il deputato del Pd sta preparando con la collega Marialuisa Gnecchi. Damiano spiega che le risorse stanziate con i precedenti interventi sono “blindate” e non possono essere dirottate verso altri scopi, quindi il loro obiettivo resta quello di portare gradualmente alla pensione tutti i 170.000 esodati per cui sono state stanziate. Se avanzeranno dei fondi, ha chiarito Damiano, potranno essere utilizzate per finanziare nuovi provvedimenti di salvaguardia. “Non saremmo d’accordo – avverte Damiano – se si pensasse di distogliere parte del Fondo per obiettivi diversi da quelli della correzione, nel senso della flessibilità, del sistema pensionistico”.
Dopo la richiesta di un incontro sulla riforma delle pensioni, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, hanno scritto al Premier Renzi al ministro dell’Economia Padoan e a quello della Pa Madia, per chiedere un confronto sulla riforma della Pa. I sindacati segnalano infatti che finora, soprattutto con il blocco del rinnovo del contratto, le retribuzioni dei dipendenti pubblici hanno perso circa il 10% di potere d’acquisto. Cosa che avrà un impatto anche sulle future pensioni dei lavoratori di tutte le pubbliche amministrazioni.
Le recenti dichiarazioni del Presidente dell’Inps, Tito Boeri, hanno riaperto il dibattito su una riforma delle pensioni, ma hanno anche creato malumore tra i pensionati. L’Unpit, Unione nazionale pensionati per l’Italia, ha infatti scritto al Premier Renzi per spiegare le loro ragioni contro l’ipotesi di una decurtazione degli assegni pensionistici in essere (magari attraverso il loro ricalcolo con un contributivo pieno sopra una certa soglia come paventato da Boeri) e per chiedere quindi di essere tutelati.
Mentre si discute di una riforma delle pensioni per introdurre dei meccanismi di flessibilità, il Governo frena su un possibile settimo intervento di salvaguardia per gli esodati. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite ieri a Coffee Break su La 7, ha infatti spiegato che finora sono stati stanziati 12 miliardi di euro, “probabilmente più del necessario”. “Abbiamo più soldi che esodati”, ha detto ancora Poletti. Il ministro sembra quindi voler chiudere la porta a un nuovo intervento cui sta lavorando il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, insieme alla collega Maria Luisa Gnecchi, la quale aveva spiegato i dettagli dell’iniziativa proprio su queste pagine.
A rafforzare la posizione di Poletti il fatto che a fronte delle potenziali 170.000 persone cui sono state dedicate le sei salvaguardie finora approvate, le pensioni che sono state liquidate tramite questi interventi sono solamente 64.000 e le certificazioni concesse quasi 98.000. I comitati degli esodati hanno spiegato più volte che tale differenza si spiega con un atteggiamento “ostruzionistico” dell’Inps. Ma Poletti ha anche evidenziato che “non è esodato chi sta lavorando e la legge Fornero gli ha cambiato le carte per andare in pensione, allungandogli i tempi”.
Nel frattempo la commissione Lavoro del Senato ha predisposto un censimento on line degli esodati che dovrebbe partire a giorni. Annamaria Parente, coordinatrice dell’iniziativa, ne ha illustrato il funzionamento su queste pagine. La “frenata” di Poletti non sembra comunque voler dimenticare chi è rimasto, dopo la riforma Fornero, senza lavoro né pensione. Il ministro ha infatti detto che i soldi non utilizzati per le salvaguardie finora approvate dovrebbero essere dati “a chi davvero ne ha bisogno”.