Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, da tempo impegnato per una riforma delle pensioni che corregga la legge Fornero, amplia i suoi piani e mette nel mirino anche l’allungamento dell’età pensionabile collegato all’aumento dell’aspettativa di vita voluto dal Governo Berlusconi. L’ex ministro del Lavoro ritiene che questo criterio vada corretto, pena il mancato ricambio generazionale a causa del prolungamento mantenimento del posto di lavoro da parte degli impiegati più anziani. Damiano sembra poi voler dirottare le mire del presidente dell’Inps Boeri, che sembra intenzionato a tagliare le pensioni liquidate con il sistema retributivo ricalcolandole con il contributivo, verso le pensioni liquidate dopo soli 30 anni di contributi.
Mentre si discute di una riforma delle pensioni con la prossima Legge di stabilità, c’è chi cerca di salvare il proprio assegno integrativo. È il caso del Fondo pensioni agenti di assicurazione, che verte in una difficile situazione. Il sindacati nazionale agenti ha proposto un piano di salvataggio a costo zero, ma accusa Ania, l’Associazione delle imprese assicuratrici, di rifiutarlo in maniera incomprensibile. L’idea era quella di ridurre le prestazioni pensionistiche in corso nella misura del 20-30% e del 25-35% di quelle future. Per questo il sindacato ha deciso di presentare la propria proposta al sottosegretario al Lavoro, che conduce il tavolo di mediazione tra Sna ed Ania.
Matteo Salvini ha una proposta anche per una riforma delle pensioni che vada oltre l’abolizione della legge Fornero richiesta attraverso un referendum bocciato poi dalla Corte Costituzionale. Il leader del Carroccio avrebbe fatto propria un’idea di Armando Siri, del Partito Italia Nuova, in base alla quale i neolavoratori e quelli che una contribuzione fino a 10 anni avrebbero un nuovo sistema che permetterebbe loro di ricevere 1.000 euro di pensione per 14 mensilità nel caso del versamento di contributi per 40 anni o di 800 euro nel caso di 35 anni. Questo per i lavoratori dipendenti, mentre gli autonomi avrebbero una pensione varabile tra i 500 e i 1000 euro. Non ci sarebbe quindi poi più nessun vincolo di età, ma solo di anni di contribuzione per maturare i requisiti necessari al pensionamento. Ovviamente l’importo di questo tipo consentirebbe un risparmio sui contributi da versare che si tradurebbero in minor costi per l’azienda, maggior stipendio per il lavoratore e possibilità di perequazione degli assegni sociali. Maggiori dettagli sulla proposta di Siri si possono trovare cliccando qui.
Una riforma delle pensioni che sembra piacere al presidente dell’Inps Tito Boeri, secondo Repubblica, è quella di un reddito minimo per chi perde il lavoro a pochi anni dalla pensione. A giugno l’Istituto di previdenza potrebbe presentare una proposta articolata in merito. A quanto pare, per proteggere i cittadini nella fascia di età 55-65 anni potrebbe bastare un miliardo e mezzo di euro, e quindi la misura sarebbe contabilmente sostenibile. Come si può intuire, la proposta è molto simile a quella del prestito pensionistico avanzata dall’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini e che sembra non dispiacere al suo successore Giuliano Poletti. Dovrebbe anche essere in grado di risolvere una volta per tutte il problema degli esodati e aiutare chi non riesce a ricollocarsi nel mercato del lavoro per ragioni anagrafiche.
Non è chiaro però se la somma erogata attraverso il reddito minimo debba poi essere restituita o in qualche modo “scontata” dall’assegno pensionistico. Forse qualcosa di più lo si capirà nell’arco delle prossime settimane. Sembra comunque, secondo quanto riporta ancora Repubblica, che i sindacati siano abbastanza freddi su questa proposta, volendo invece un intervento di modifica strutturale della legge Fornero.