Il dossier pensioni torna sul tavolo del governo. A oltre tre anni dalla riforma Fornero si torna a parlare di misure per correggere il nostro sistema previdenziale. All’ordine del giorno c’è l’introduzione di un meccanismo di flessibilità, il completamento delle salvaguardie per gli esodati, il ritorno nella Pa alla recedibilità da parte del datore di lavoro quando il lavoratore raggiunge il primo requisito utile per il pensionamento e la rivalutazione dei montanti contributivi e delle indicizzazioni. Tra le ipotesi su cui sta lavorando il governo c’è anche un Pin per accedere alla propria posizione contributiva Inps da cui si potranno avere informazioni e simulazioni sull’assegno futuro e la revisione dei coefficienti di trasformazione. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.



La commissione Lavoro al Senato ha avviato una verifica sul numero degli esodati non ancora salvaguardati. Significa che contesta i numeri dei sindacati?

Il governo è troppo tiepido nel portare a compimento il lavoro positivo che è stato fatto in questi anni sugli esodati. Dopo la sesta salvaguardia è rimasta ancora una quantità di persone che hanno bisogno di un intervento e che impattano sugli anni 2015 e 2016. È quindi quanto mai opportuno non solo verificare i numeri, ma anche pensare a una nuova salvaguardia che completi il lavoro che abbiamo fatto positivamente in questi anni. Noi non ci preoccupiamo se il governo contesta o meno i nostri dati e le nostre analisi, ma ci impegniamo a trovare quelle soluzioni positive per le persone che sono rimaste coinvolte nella vicenda degli esodati.



Il governo sta facendo gli sforzi necessari o bisognerebbe fare di più?

Al momento temiamo che il governo si sia fermato. La nostra iniziativa è quella di rimettere al centro della discussione l’esigenza di salvaguardare tutte le persone che sono state coinvolte dai provvedimenti Fornero e che, pur avendo sottoscritto degli accordi, si sono trovate con la prospettiva di essere senza lavoro e senza pensione.

Il ministro Madia ha emanato una circolare per mandare automaticamente in pensione i dipendenti pubblici che hanno i requisiti necessari. Lei che cosa ne pensa?

Noi pensiamo che ci debbano essere regole uguali sia per il settore pubblico sia per quello privato. Consideriamo un’anomalia il fatto che da un lato il governo chieda alle persone di rimanere al lavoro più a lungo, e dall’altra quando può le spinga automaticamente a uscire. Il principio che la Uil ha sempre proposto è di lasciare libertà di scelta al lavoratore.



In che modo?

Quando un dipendente raggiunge i requisiti, può decidere se vuole continuare o meno a lavorare: non ci deve essere però un automatismo. Noi proponiamo che nel pubblico e nel privato si introduca una flessibilità tra 62 e 70 anni dentro la quale il lavoratore può scegliere quando andare in pensione. Ciò in base alla tipologia di lavoro e alle condizioni di salute.

 

Andando prima in pensione, ci si ritroverà con pressioni più basse?

Con il sistema contributivo più si rimane al lavoro e migliore è la pensione che si percepisce. In molti casi il lavoratore, per la sua condizione particolare, può decidere di ritirarsi un po’ prima accettando una pensione più bassa. Dal momento che la penalizzazione è già implicita nel sistema contributivo, noi siamo assolutamente contrari all’ipotesi di introdurre la flessibilità aggiungendo una penalizzazione ulteriore. Questo ci vede fermamente contrari perché le pensioni sono già basse.

 

Per il ministro Poletti, la flessibilità delle pensioni converrebbe alle stesse imprese. È davvero così?

Finalmente il governo se ne rende conto, perché noi abbiamo detto queste cose all’indomani dell’emanazione del decreto Fornero-Monti. Fin da allora abbiamo spiegato che si faceva un danno ai lavoratori ma anche alle imprese. In questo modo si impediva quel naturale turn-over che è necessario all’interno dell’azienda, proprio perché molti imprenditori hanno bisogno di assumere giovani e di lavorare con sistemi tecnologici più avanzati.

 

(Pietro Vernizzi)