Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha proposto di tassare le pensioni più ricche per garantire una sorta di reddito di cittadinanza agli ultra 55enni che perdono il lavoro. Una proposta però che non convince Domenico Proietti, segretario confederale Uil con delega sulle politiche previdenziali, secondo cui «soprattutto sulla previdenza, è necessario mantenere la stabilità delle norme, perché è fondamentale per creare aspettative positive. Suscitare apprensione tra i pensionati può produrre effetti devastanti per la nostra economia».



Che cosa ne pensa della proposta del presidente Inps Boeri di tassare le pensioni più alte per introdurre il reddito minimo per gli ultra 55enni che perdono il lavoro?

Bisogna saper distinguere tra ciò che è previdenza, e che si basa quindi sui contributi dei lavoratori, da ciò che è assistenza. Il reddito minimo non è previdenza ma assistenza, e deve essere finanziato con la fiscalità generale. Si può discutere della proposta del presidente dell’Inps, Boeri, ma avendo molto chiaro che non bisogna fare confusione tra i diritti previdenziali e la giusta e necessaria assistenza che lo Stato deve dare alle persone più deboli con le risorse della fiscalità generale.



È una distinzione solo formale o di sostanza?

È una distinzione sostanziale, perché le pensioni che sono frutto di contributi versati non possono assolutamente essere messe in discussione. Nel corso di decenni di vita lavorativa le persone hanno versato dei contributi all’Inps, ed è quindi giusto che abbiano una pensione.

Chi va in pensione con il retributivo gode però di un privilegio che i giovani non hanno più…

Nel mondo delle pensioni non vedo tutti questi privilegi. Basti pensare che metà delle pensioni italiane sono sotto ai mille euro e che negli ultimi anni gli assegni sono stati bloccati dalla rivalutazione rispetto al tasso di inflazione, determinando un progressivo impoverimento. I casi di pensioni eccessivamente ricche che non sono frutto di contributi ma di privilegi possono essere discusse, e lo si deve fare alla luce del sole a partire dalla distinzione tra previdenza e assistenza. Altrimenti il presidente Boeri rischia di alimentare un’ulteriore apprensione nei pensionati italiani che ha un effetto devastante sui consumi.



Per quali motivi?

Adesso che l’economia sta ripartendo, se si dà un segnale di incertezza a milioni di pensionati sul loro futuro pensionistico, il risultato è che si deprime ancora una volta la domanda interna e quindi si fa un danno al nostro sistema economico. Soprattutto sulla previdenza è necessario mantenere la stabilità delle norme, perché è fondamentale per creare aspettative positive.

 

Il sottosegretario Barretta ha annunciato l’ampliamento del bonus da 80 euro ai pensionati nella legge di stabilità. Ci saranno le risorse?

Noi chiediamo al governo di farlo prima della Legge di stabilità, e abbiamo indicato anche dove trovare le risorse. Quest’anno sono stati recuperati oltre 14 miliardi dalla lotta all’evasione fiscale, circa 4 miliardi in più di quanto previsto. Si prendano questi soldi e si dia subito il bonus ai pensionati che finora sono stati ingiustamente esclusi.

 

La commissione Lavoro della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva sulle donne penalizzate dalla legge Fornero. In che senso secondo lei sarebbero state penalizzate?

Sfido a trovare un cittadino italiano che non sia stato penalizzato dalla legge Fornero. Per quanto riguarda le donne, ancora una volta si ignora la specificità italiana. Le donne devono farsi carico di una serie di lavori di cura all’interno delle famiglie da cui sono esentate in Francia, Svezia, Regno Unito e Germania, dove c’è una rete di servizi sociali molto più estesa ed efficiente. Le donne italiane, proprio per la necessità di svolgere questi lavori di cura all’interno delle famiglie, negli anni hanno accumulato un accesso alla pensione diverso da quello degli uomini.

 

(Pietro Vernizzi)