L’ipotesi della staffetta generazionale per i dipendenti pubblici vicini alla pensione non dispiace ai sindacati, tuttavia l’Ugl sottolinea un problema non da poco: sembra che il pagamento dei contributi sulla differenza tra part-time e full-time sarà totalmente a carico del lavoratore e questo, sottolinea il segretario confederale Augusto Ghinelli, sarebbe un’opzione ingiusta. Ghinelli ha anche ricordato che i dipendenti pubblici devono fare i conti con  il blocco contrattuale che di fatto ha ridotto il loro potere d’acquisto negli ultimi anni. 

Il dibattito sulla riforma delle pensioni si sta focalizzando soprattutto sulla tutela dei meno giovani, esodati e over 55 su tutti, che rischiano di rimanere senza reddito per diversi anni, a causa della scarsa appetibilità sul mercato del lavoro, di per se già saturo. Negli ultimi giorni sono state proposte diverse soluzioni per salvaguardare queste categorie di ex lavoratori (si pensi ad esempio alla settima salvaguardia e all’introduzione del reddito minimo per gli over 55, proposta da Boeri) ma il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Cesare Damiano, ha proposto anche una misura a favore dei più giovani, che entreranno tardi nel mondo del lavoro e saranno penalizzati dalla discontinuità lavorativa dei tempi moderni, che ostacolerà il raggiungimento dei requisiti necessari per ottenere la pensione, modificati a partire dal 1995 con la riforma Dini. La situazione attuale del mercato del lavoro pone una seria incognita sui più giovani, che otterranno la pensione calcolata con il metodo contributo (a differenza delle generazioni precedenti, premiate dal più generoso metodo retributivo) e Damiano, per ovviare a questa discriminazione ha proposto un contributo di 500 euro per i più giovani, fortemente penalizzati dal cambio nel sistema di calcolo.