«Chi ha 55 anni va aiutato a trovare un nuovo lavoro, perché si trova comunque a 12 anni dal pensionamento. Il sostegno al reddito andrebbe previsto per persone più anziane e più vicine alla pensione». È il commento di Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro ed ex commissario straordinario Inps, alla proposta del nuovo presidente dell’istituto previdenziale. Secondo Tito Boeri, occorre prevedere forme di reddito di cittadinanza per gli over 55 che rimangono senza lavoro. Intervistato da Repubblica, il presidente Inps ha dichiarato che “si è prodotto un conflitto generazionale che si può attenuare consentendo di lasciare il lavoro prima dell’età della pensione di vecchiaia. Ovviamente con effetti sull’assegno pensionistico: prima esci, meno prendi”.
Condivide le proposte del presidente Boeri?
La questione che riguarda le persone vicine alla pensione rimaste senza lavoro è complessa. Come ha detto anche il ministro Poletti, noi non possiamo immaginare forme di reddito minimo generalizzate o estese, non solo perché costano molto, ma anche perché ci sono delle priorità. Il ministro Poletti giustamente ha detto che la priorità è prendersi cura delle persone che hanno perso il lavoro.
Attraverso quali modalità?
Poiché nei decreti recenti esiste già una forma di sostegno al reddito di chi ha perso il lavoro e ha esaurito la Naspi, cioè l’indennità di disoccupazione, occorre lavorare su questo. In base a questi decreti chi ha perso il lavoro e ha esaurito i normali ammortizzatori ha diritto a un sostegno di ultima istanza di carattere assistenziale in una misura collegata all’ultima indennità di disoccupazione, sperimentale e con una durata limitata.
Che cosa si può fare per gli altri disoccupati anche in fasce di età differenti?
È indubbio che ci sia un bisogno da parte dei disoccupati, ma occorre incominciare da chi ha perso il lavoro e si trova vicino alla pensione. Fissare l’asticella a 55 anni è comunque troppo presto, perché si tratta di persone ancora nel pieno delle forze e che dovrebbero essere innanzitutto oggetto di misure di “active aging”. Il sostegno al reddito andrebbe previsto per persone più anziane e più vicine alla pensione. Dopo una prima sperimentazione di sei mesi, sarà possibile vedere come rafforzare questa misura.
Per Boeri, nove persone su dieci che restano disoccupate dopo i 55 anni non ritrovano più il lavoro. Concorda con questa cifra?
Certo che ritrovare il lavoro è difficile, ma questo vale anche per un giovane. Il vero problema quindi è creare occupazione, ripresa economica e azioni specifiche di ricollocamento. Nel nuovo decreto è appena accennato il contratto di ricollocamento, ma va rafforzato. Ora avremo anche dei decreti sulle politiche attive ed è lì che bisognerà puntare. I 55enni non trovano posto, ma lo stesso vale anche per un 25enne: dare a tutti il reddito minimo non è certo possibile.
Sempre per Boeri, “negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una sorta di ignavia di Stato, per cui nell’arco di sei legislature, da quando è stata varata la riforma Dini, non si è voluto informare i cittadini del cambiamento”. Condivide queste affermazioni?
Reputo giusta l’idea di informare le persone sulle loro prospettive pensionistiche attraverso una busta arancione. Era stata immaginata tempo fa e negli ultimi mesi si è precisata, adesso sarà attuata nelle prossime settimane. Certo si poteva fare prima, però è evidente che ci sono state anche delle difficoltà. Per esempio, questa misura si potrà attuare rapidamente per il settore privato, mentre per quello pubblico sarà più complicato.
Che cosa ne pensa di chi afferma che Boeri dovrebbe occuparsi solo del funzionamento del’Inps e non fare affermazioni su temi che spettano alla politica?
L’Inps ha sempre fatto anche proposte, ma si tratta di farle nei luoghi opportuni.
(Pietro Vernizzi)