Il blocco della perequazione automatica delle pensioni, meccanismo che scatta sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps, è incostituzionale. Lo ha deciso la Consulta nella sentenza depositata oggi in cui viene bocciato l’articolo 24 del decreto legge 201/2011. La Corte Costituzionale interviene così sulla riforma Fornero, stabilendo che “l’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata – scrivono i giudici, come riportato dal Corriere della Sera – Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”. La stessa Elsa Fornero si è difesa dicendo che bloccare la perequazione per le pensioni, introdotta a suo tempo dalla riforma Amato per adeguare le pensioni al costo della vita, “non fu scelta mia” ma “di tutto il Governo”. “Vengo rimproverata per molte cose – ha detto l’ex ministro del Lavoro – ma quella non fu una scelta mia, fu la cosa che mi costò di più”.



La Rete dei comitati degli esodati si schiera contro il questionario elaborato dalla commissione Lavoro del Senato per capire quanti italiani si trovino nelle condizioni di essere rimasti senza lavoro a un passo dalla pensione per colpa della riforma Fornero. In una lettera aperta la rete spiega che è assurdo e illegittimo voler raccogliere tramite un sondaggio volontario informazioni che dovrebbero essere già note alle istituzioni dello Stato come Inps e ministero del Lavoro. Per questo la Rete rigetta fin da ora qualsiasi esito di tale sondaggio, anche perché aveva offerto il proprio contributo alla definizione di un questionario che fosse chiaro ed efficace, senza però che questo sia stato raccolto. La Rete conclude la sua lettera dichiarando che non darà alcuna indicazione ai propri iscritti, lasciando libertà di scelta sull’aderire o meno al sondaggio.



Il Senato ieri ha dato via libera all’inserimento della cosiddetta staffetta generazionale all’interno della riforma della Pubblica amministrazione. Dunque i lavoratori pubblici vicini alla pensione potranno optare per un passaggio al part-time, così da favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro (quanto meno nel pubblico impiego). Tuttavia l’emendamento prevede che non vi sia il versamento da parte dello Stato della differenza tra i contributi previdenziali determinata dal passaggio dal tempo pieno e a quello parziale. E nemmeno che vi sia una qualche facilitazione per i lavoratori che si facciano carico di versarli volontariamente. Dato che occorreva passare il vaglio della Ragioneria Generale dello Stato, è stato deciso di fare una staffetta generazionale “a costo zero” per le casse pubbliche. Resta da capire se fatta così verrà utilizzata o meno.



Continua a tenere il banco il dibattito sulla riforma delle pensioni, soprattutto alla luce degli ultimi correttivi alla normativa vigente proposti da Boeri (reddito minimo over 55) e Damiano (introduzione della quota 100). Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in una nota, ha ribadito la necessità di intervenire sulla riforma Fornero, riducendo la rigidità della legge e prevedendo meccanismi di uscita dal mondo del lavoro più flessibili, Poletti ha evidenziato la relazione tra elevata età pensionabile e disoccupazione giovanile, sottolineando come la legge Fornero (e il correlato allungamento dell’età pensionabile) non permetta ai più giovani di trovare lavoro, saturando il mercato occupazionale. Ieri l’ex ministro Fornero ha ribadito di essere favorevole alla modifica della sua riforma, purchè non si tratti di una vera e propria controriforma che ne stravolga l’idea di fondo ma di semplici aggiustamenti. Poletti ha annunciato interventi da parte del governo entro l’estate, in maniera da poter inserire gli aggiustamenti nella prossima Legge di Stabilità.