I lavoratori più vicini alla pensione potranno scegliere il part-time per fare spazio ai giovani. È la “staffetta generazionale” proposta dal senatore del Gruppo per le Autonomie, Hans Berger. Tutto avverrà su base volontaria, anche se per ricevere la pensione piena i lavoratori part-time dovranno pagarsi da soli la differenza contributiva con il full time. La proposta di Berger è stata presentata sotto forma di modifica alla riforma della Pubblica amministrazione del ministro Marianna Madia. Ne abbiamo parlato con Marco Baldassarre, deputato del gruppo Alternativa libera (ex M5S) e membro della commissione Lavoro alla Camera.



Che cosa ne pensa della staffetta generazionale proposta dal senatore Berger?

È una proposta che servirebbe a favorire l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro e a favorire l’uscita di chi ha già una certa età. Dal momento che il turn-over è stato congelato, la staffetta generazionale è sicuramente una proposta da valutare.



Per ricevere la pensione piena, i lavoratori part-time dovranno pagarsi da soli i contributi. La ritiene una scelta sensata?

Il vero problema è che tutte queste proposte sono una serie di toppe messe lì per incentivare la staffetta generazionale e l’uscita dal mondo del lavoro di chi è vicino alla pensione. È tutto un rincorrere errori fatti in precedenza, senza identificare una soluzione stabile come sarebbe necessario. Potremmo considerare questa proposta come un esperimento, per vedere come ciò andrà a influire sulle pensioni e quanti effettivamente sceglieranno di accettare il part-time. Il problema comunque è di portata molto più vasta.



In che senso?

Da un lato ci sono persone anziane che vorrebbero andare in pensione ma non hanno abbastanza contributi, dall’altra ci sono i giovani che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro ma si trovano a essere esclusi per i livelli elevati di disoccupazione giovanile, nonché per il fatto che l’età pensionabile è aumentata e quindi ci sono meno posti disponibili.

Boeri ha proposto il reddito di cittadinanza per gli over 55 che perdono il lavoro. La ritiene una buona idea?

Considerando che quando ero nell’M5S ho sostenuto il reddito minimo garantito e sono stato uno dei primi a parlare di reddito di cittadinanza, quando si parla di questo strumento non posso che essere favorevole. In attesa che il governo o il Parlamento legiferino in tal senso per tutti, a prescindere dall’età, possiamo comunque rendere fruibile questo strumento per i 55enni, cioè per chi ha maggiori difficoltà a trovare lavoro. Nel frattempo cerchiamo di estendere questo strumento anche a chi oggi vive sotto la soglia di povertà.

 

Con quali risorse è possibile farlo?

Si è parlato di aumentare la tassa sulle slot machine o di diminuire gli F35, ma sono sempre le solite coperture che tanto il governo non vuole vagliare. A meno che domani cambi l’esecutivo, si tratta di strade di cui si discute tanto nei salotti, ma che poi non sono prese in considerazione.

 

Quindi quali soluzioni ritiene praticabili?

Alcune cose potrebbero essere riviste. Per esempio le cooperative che oggi non pagano i contributi provocano all’Inps un ammanco di bilancio che potrebbe aggirarsi sui 10-20 miliardi. Cominciare anche da questo tipo di riforme non sarebbe male. Oltre a questo si potrebbe anche valutare un patto generazionale tra padri e figli, in base a cui un genitore versa una parte dei contributi al figlio mentre quest’ultimo è ancora in università.

 

Quali saranno le sue prossime mosse in commissione Lavoro?

Mi sto occupando di pensioni, e vorrei tornare a parlare dei cosiddetti “contributi silenti”, cioè quei contributi versati che però non hanno fatto maturare il diritto alla pensione. Tempo fa avevamo calendarizzato il tema in commissione, ma poi il tutto è saltato e non se ne è parlato più. È un argomento importante perché si tratta di un diritto dei lavoratori che poi però non ne hanno usufruito perché non hanno raggiunto i requisiti.

 

(Pietro Vernizzi)