Oltre ai rimborsi per alcuni pensionati, con il decreto che il governo ha annunciato ci saranno altre novità in campo previdenziale. In particolare, da giugno le pensioni saranno tutte pagate il 1° del mese. Una misura annunciata da Tito Boeri e inserita proprio su indicazione dei vertici dell’Inps. Come pure la sterilizzazione del tasso di capitalizzazione negativo dei montanti contributi dovuto all’andamento negativo del Pil scattato per la prima volta l’anno scorso. In pratica, questo tasso avrebbe inciso negativamente sui contributi versati dagli italiani per via della media negativa del Pil nel periodo 2009-2014. Fortunatamente questa “penalizzazione” è stata cancellata.



Carlo Cottarelli promuove l’azione del Governo sul fronte del rimborso ai pensionati. L’ex Commissario straordinario per la spending review, intervenendo a Radio Anch’io, ha infatti spiegato che l’esecutivo che non c’era spazio per utilizzare più risorse, anche perché la spesa pensionistica italiana (che comprende anche l’assistenza) è intorno al 16,5% del Pil, la più alta dei paesi europei. Cottarelli propone in ogni caso un passo in più: far sì che le pensioni siano calcolate in base ai contributi versati, dato che oggi sono più elevate rispetto a quanto effettivamente versato dagli italiani.



Non è sfuggita ai più la riforma delle pensioni annunciata da Matteo Renzi. Se finora le proposte di modifica al sistema previdenziale erano arrivate dal ministro Poletti o da Tito Boeri, ora è il Premier stesso ad aver preso un impegno preciso davanti agli italiani. Durante la conferenza stampa di ieri a palazzo Chigi, oltre a spiegare come il Governo procederà per il rimborso ai pensionati colpiti dal blocco delle indicizzazioni dichiarato incostituzionale dalla Consulta, Renzi ha detto che con la Legge di stabilità verrà introdotta una flessibilità. Il Premier non è sceso nei dettagli, ma, facendo un esempio pratico, ha parlato di una donna di 62 anni, costretta magari a rimanere a lavorare anziché dedicarsi ai propri nipoti. Questo lascia pensare che l’esecutivo voglia rendere possibile l’uscita dal mondo del lavoro già a quell’età. Renzi ha però detto che questa possibilità sarà legata a una penalizzazione sull’importo della pensione che si andrà a percepire. Non ha però dato indicazioni precise sulle cifre in ballo, facendo solo capire che saranno di entità modesta.



Di fatto non si tratta di una proposta innovativa, decisamente in linea con le ipotesi fatte finora da Poletti. Resta il fatto che si tratta di un impegno preso in prima persona dal Premier, che difficilmente verrà quindi disatteso. Non resta quindi che aspettare per capire meglio i dettagli di questa proposta. Non è chiaro invece se prenderà vita il reddito minimo o il prestito pensionistico per quei lavoratori che restano senza lavoro a pochi anni dalla pensione.