La giornata di ieri è una di quelle non solo ricche di appuntamenti, ma in cui si sommano in modo concomitante eventi particolarmente significativi. Ciò conduce i grandi esperti del complotto alle solite dietrologie che nemmeno stavolta potevano mancare. Quindi, nella fattispecie, Renzi preferisce andare a Melfi da Marchionne e non all’Expo di Milano per l’Assemblea degli Industriali, a cui però ha avuto il buon gusto di inviare una lettera dicendo che è al loro fianco, in particolare per lo sviluppo del manifatturiero italiano, asset strategico della nostra economia.



Limitandoci ai fatti e a una visita del Premier – programmata da tempo – allo stabilimento di Melfi, ne concludiamo però che, ormai, ciò che segue alle apparizioni della coppia Renzi-Marchionne pare persino prevedibile. Marchionne difficilmente perde occasione di offrire al premier spot di risonanza mondiale che arrivano alle orecchie degli investitori stranieri. E anche ieri l’ad di Fiat-Chrysler non si è smentito: “Le riforme messe in campo dal Governo Renzi sono la ricetta giusta per uscire dalla crisi; stiamo sbloccando un sistema ingessato da anni”. Quando dice “stiamo” dice bene, perché Renzi non fa che proseguire la sua azione di sfondamento del “sistema ingessato”.



Ma c’è un altro passaggio significativo di Marchionne: “Nel caso nostro funzionerebbe bene un sindacato unico dell’auto; in tutti i sistemi del mondo c’è un sindacato unico: lo vediamo in Germania e negli Usa. Chi parla di regimi totalitari si sbaglia alla grande”. A dirla tutta, il sindacato unico c’è anche in Finlandia, Norvegia e Svezia. Ma la cosa interessante è che Marchionne rilancia la proposta di Renzi di pochi giorni fa.

Detto questo, l’altro grande protagonista della giornata di ieri – il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – ha fatto sapere di non avere particolari richieste o lamentele da rivolgere al Governo: “Chiedo semplicemente di non smarrire la determinazione perché questa è la condizione necessaria, indispensabile, per cambiare il Paese, e perché i compiti in attesa di soluzione da anni sono molto impegnativi”.



Il Presidente degli Industriali, secondo alcuni infastidito dall’assenza del Premier, ha aggiunto: “Qualcosa e non poco si muove e sta cambiando. Le riforme avviate e alcune misure di politica economica adottate testimoniano del lavoro svolto dal Governo”. Squinzi si riferisce naturalmente al taglio dell’Irap, al Jobs Act e alla delega fiscale. È difficile, quindi, pensare a uno Squinzi infastidito per l’assenza di Renzi.

Piena sintonia di vedute tra i protagonisti della giornata, salvo un particolare. Il Presidente di Confindustria non ha mancato di rivolgere un invito alle parti sociali: “Rivendichiamo il diritto di essere noi stessi a regolare i nostri rapporti piuttosto che qualcuno proceda per legge”.

Renzi, per l’appunto, vuole la legge sulla rappresentanza. E, naturalmente, anche Marchionne. Davvero Squinzi non la vuole?

 

In collaborazione con www.think-in.it