Le società europee stanno, senza dubbio, invecchiando. L’Europa si caratterizza, quindi, sempre più, per una forza lavoro più anziana e in contrazione. Aumentare il tasso di occupazione degli anziani, per mantenere economie competitive e sostenere sistemi pensionistici adeguati, è diventata, così, una priorità politica per tutti i governi europei e i responsabili politici dell’Ue. Tuttavia per operare, con lungimiranza, sembrano mancare idee nuove e innovative in materia.
Sul tema si è interrogato anche Eurofound, la fondazione europea sulle condizione di vita e di lavoro dei cittadini del nostro continente, che solo pochi giorni fa ha pubblicato un interessante rapporto su questo tema. Il report evidenzia come, nel 2012, fossero ben 190 i milioni di persone over 50 anni nell’Ue, contro i 178 di solo cinque anni prima (2007). In questo contesto è diventato sempre più comune, quindi, per le persone lavorare pur avendo diritto e godendo di una pensione.
Si registra così come, complessivamente a livello europeo, il tasso di occupazione tra i 65 e i 69 anni sia aumentato, in questi ultimi anni, dell’1,7%, passando dall’8,8% del 2005 al 10,5% del 2011. I dati raccolti dall’indagine indicano, inoltre, come, dal 2005, la crescita di questi tassi siano stati particolarmente significativi in Finlandia (+4,9%), Regno Unito (+4,7%), Lituania (+4,3%), Germania (+3,5%) ed Austria (+3,4%).
Lo stesso studio Eurofound rileva anche che ben il 45% dei lavoratori over 50 preferirebbe lavorare meno ore. Si può, quindi, ritenere che facilitando il lavoro part-time queste persone professionalmente mature sarebbe in grado e disposti a continuare a lavorare più a lungo. Operare con precise scelte in questa direzione potrebbe, quindi, creare le condizioni per migliorare l’equilibrio, potremmo dire la conciliazione, tra la dimensione di vita e lavoro ma anche quelle del tempo libero e del volontariato.
Molte, forse, troppe barriere vengono, tuttavia, ancora incontrate dalle persone che cercano, e desiderano, oggi, continuare a lavorare, magari part-time, specialmente in termini di discriminazione e di stereotipi, ma anche dal punto di vista amministrativo e regolatorio.
Probabilmente anche da mosse concrete in questa direzione passa un ripensamento complessivo del nostro welfare e, in particolare, del nostro sistema previdenziale in un Paese che, fortunatamente, invecchia in buona salute e che se non agisce diversamente rischia di non essere più in grado, per il presente e per il futuro, di sostenere lo stato sociale costruito negli ultimi decenni.