Ma cosa fanno i sindacalisti? Cioè, non cosa fanno per modo di dire, ma cosa fanno per davvero, come passano tutto il giorno? Come tirano sera? Domande oziose di un ozioso o questioni che hanno a che fare con la vita della gente e che quindi richiedono riflessioni e risposte meditate?

In effetti, a seguire le cronache sui quotidiani o sui settimanali, ad ascoltare le interminabili dirette televisive “alla Mentana”, insomma se ci si informa un po’, l’impressione è che i vertici sindacali nazionali di Cgil, Cisl e Uil siano in preda a una sorta di sindrome compulsiva per cui ognuno di essi ripeterebbe quotidianamente, come in uno spaghetti-mantra, frasi, proposte, contestazioni che nulla hanno a che vedere con la realtà quotidiana. Camusso-Cgil sarebbe occupata solo a inveire contro il Job Act, Furlan-Cisl avrebbe la mente indirizzata unicamente verso i pensionati e il loro mondo, Barbagallo-Uil si dividerebbe tra la nostalgia per gli anni ’70 e l’aspettativa di una rivoluzione che mai ci sarà. Un bel quadretto, non c’è che dire.



Ma è davvero così? Insomma, ripetiamo, ma cosa fanno i sindacalisti dalla mattina alla sera? Rispostina facile, facile. Vanno in giro, fanno cose, vedono gente. Cioè fanno contratti, incontrano persone cui garantiscono quel che spetta loro, vedono la gente comune per conquistare nuove tutele per singoli o per tanti/tutti.



In Italia ci sono milioni di aziende e aziendine: ognuna di loro, o per dir meglio, tantissime di loro sono visitate quotidianamente dai sindacalisti perché ci sono contratti aziendali da firmare, casse integrazioni da discutere, licenziamenti da evitare o da gestire, tutele da allargare o da ridisegnare. Ognuna di queste azioni prevede tempi, fatiche, dinieghi, impegno, illusioni o disillusioni. 

Ieri, 10 giugno, la Cisl lombarda ha celebrato la sua quinta Fiera annuale della contrattazione, cioè l’esposizione dei contratti che in un anno si sono chiusi, discussi, aperti, ricontrattati. Stiamo parlando di molte migliaia di accordi che riguardano solo la Lombardia. Una metà dei quali riguardava aziende in crisi, luoghi nei quali il sindacato ha aiutato gli imprenditori e i lavoratori a trovare soluzioni, talora temporanee, talora definitive, talvolta per lo sviluppo, talaltra per la chiusura degli impianti. Sempre ad assistere la gente comune. Quella che alle 8 del mattino sta al lavoro e non ha tempo di discutere di politica in televisione.



Dove ci sono Casse integrazioni, lì c’è il lavoro del sindacato. Dove c’è sviluppo dei diritti in azienda, lì c’è il sindacato. Dove ci sono tutele individuali, lì c’è un sindacalista. La prova: andate a vedere in Cina se le tutele sono le stesse che in Italia. Ah, già, ma lì il sindacato non c’è… 

Facciamo un altro esempio. A Como, in una piccola azienda, i diritti delle madri e dei padri sono stati allargati fino ai 12 anni di vita del figlio, e la copertura economica dei costi è stata assicurata dall’azienda. Non per libera e spontanea bontà del datore di lavoro, ma perché il sindacato, la Cisl in particolare che della contrattazione fa la sua bandiera, lì ha agito. Nelle imprese dove si parla di welfare aziendale c’è la mano del sindacato. 

Questa attività giornaliera ha consentito nella sola Lombardia nel 2014 di firmare circa cinquecento accordi con i comuni, le Asl e le comunità montane, migliorando le condizioni di vita di almeno metà della popolazione regionale tra cui quella di tutti i comuni capoluoghi. Nelle sole provincie di Como e Varese sono stati siglate oltre 1040 intese, quasi tre al giorno!

Politiche fiscali, tariffe , prezzi, posti di lavoro, servizi di trasporto, assistenza sociale e costi delle Residenze sanitarie per gli anziani, sono alcuni tra i temi per cui i cittadini lombardi hanno potuto fruire di condizioni più vantaggiose, o almeno meno svantaggiose, rispetto a tante altre parti d’Italia. Non è il paradiso, ma nemmeno l’inferno profondo. Questo spiega anche come tanti sindacalisti operino quotidianamente e come quotidianamente passino il loro tempo.

La contrattazione e il mercato del lavoro sono il destino futuro e il presente di queste associazioni, tanto bistrattate dai giornali radical-chic di destra o di sinistra, quanto indispensabili alla vita quotidiana della gente normale, quella che tutte le mattine si alza facendo i conti con i centesimi e con i singoli euro, quella che va in vacanza al massimo per una settimana, e comunque mai in Costa Smeralda; quella che frequenta i mercati, ma non quelli finanziari; insomma, la gente che per fortuna non legge i giornali e che quindi non sa “che i sindacati sono inutili”. 

Il sindacato è inutile? Mentana di tutto il mondo, provate a dirlo ai 1500 lavoratori che solo a Como in un anno hanno recuperato salari non versati dalle aziende, o alle centinaia di migliaia che sono venuti ai patronati, ai 300 che hanno trovato lavoro grazie agli sportelli Cisl. Ditelo e vedremo cosa risponderanno.

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