Il Ministro Marianna Madia ha annunciato che il Governo lancerà, nei prossimi giorni, una consultazione pubblica relativamente alla definizione dei decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione. Il tentativo è quello, infatti, di condividere i provvedimenti con tutti gli attori interessati prima di portarli in Consiglio dei ministri. Si prevede che l’approvazione della riforma se non arriverà prima della pausa estiva giungerà subito dopo. I decreti legislativi sono, infatti, già in fase di definizione.
Una prima fase di consultazione lanciata dal presidente Renzi e del ministro Madia con una lettera aperta ai dipendenti pubblici e ai cittadini si è, tuttavia, già conclusa il 30 maggio dello scorso anno. Potrà essere, quindi, certamente utile rileggere e analizzare con attenzione, se non lo si è ancora fatto, le proposte che i cittadini avevano già avanzato, poco più di un anno fa, rispetto al processo di riforma della nostra Pubblica amministrazione.
In un mese erano state, infatti, ricevute ben 39.343 e-mail, all’account rivoluzione@governo.it, sui 44 punti qualificanti della riforma della Pa. Un indubbio successo numerico che aveva evidenziato l’interesse per il modo innovativo di partecipazione alla decisione politica scelto dall’esecutivo. In quell’occasione nei cittadini, e negli operatori, era prevalsa di gran lunga l’attenzione per le persone e il rinnovamento generazionale della Pa, seguito dall’esigenza di combattere gli sprechi, per chiudere con le riflessioni sugli Open Data, la trasparenza e la Pa digitale.
Molta condivisione, per esempio, si era registrata sull’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio. Se si procedesse in tal senso, infatti, vi sarebbero oltre 10.000 posti in più per giovani nella Pa, a costo zero. La necessità di svecchiare, inserendo anche nuove competenze nella macchina amministrativa, rappresenta certamente una delle priorità di ogni disegno riformatore. In tal senso anche il blocco del turn-over non ha certamente agevolato questo ineludibile processo.
Un ampio consenso era stato raccolto, inoltre, intorno alla proposta di razionalizzazione degli enti di ricerca in base alla loro missione. Una scelta, è opportuno specificare, che deve essere letta come finalizzata alla valorizzazione e non al ridimensionamento del settore, anche per evitare la continua fuoriuscita di “cervelli” all’estero (da realizzare, ovviamente, insieme alla revisione dello status giuridico ed economico dei ricercatori).
Nei prossimi giorni partirà, quindi, una seconda fase di ascolto che si propone, anche sulla base delle indicazioni dei cittadini, di giungere a una riforma, una volta si sarebbe detto copernicana, della Pa ritenuta dall’esecutivo un elemento necessario e fondamentale per il rilancio del Paese. La speranza è che, alla fine, questo momento partecipativo non sia fine a se stesso, ma incida concretamente e significativamente sulle scelte che il Governo intende mettere in campo.
Infatti, la disaffezione e la distanza dei cittadini dalla politica e dalla cosa pubblica in generale si combatte, anche, mostrando capacità e voglia di confrontarsi, con serietà, con le istanze concrete che questi pongono all’attenzione di chi è chiamato a governarli.