«Prestito pensionistico, Opzione Donna estesa agli uomini e staffetta generazionale sono le soluzioni migliori per garantire un equilibrio tra flessibilità e rispetto dei conti. A differenza della riforma proposta da Cesare Damiano che invece sarebbe eccessivamente costosa». Lo evidenzia Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro ed ex commissario straordinario dell’Inps, e attualmente componente del Cnel. Il tema della flessibilità pensionistica è in discussione da diverso tempo, anche se finora le stesse aperture del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non si sono ancora concretizzate.
Partiamo dalla proposta Damiano. Perché ritiene che non funzioni?
La proposta dell’onorevole Cesare Damiano verrebbe a costare molto in termini di gettito, in quanto si perderebbero 8-9 miliardi. Ritengo che la flessibilità vada contemperata con un taglio dell’assegno. Uno si ritira prima dal lavoro, prende la pensione per più tempo, e quindi è giusto che riceva meno.
Ma in questo modo non c’è il rischio di disincentivare troppo la flessibilità?
I vari Paesi che hanno introdotto la flessibilità hanno previsto una penale per ogni anno di anticipo, non del 2% come dice Damiano, ma del 5-6%. Una persona smette prima di lavorare, ha avuto un minor cumulo di contributi e sarà per più anni a carico della previdenza.
Il sistema contributivo non consente margini più discrezionali?
Il calcolo del contributivo è inesorabile, altrimenti si finirebbe per regalare qualcosa a qualcuno. Se uno vuole andare via prima dal lavoro è giusto permetterglielo a seconda delle sue scelte di vita, ma riceverà un assegno proporzionale ai contributi versati.
Con una penalità del 5% l’anno, una persona che va in pensione a 62 anni avrà il 25% in meno…
Certo, vorrà dire che farà i suoi conti. Può scegliere che gli conviene ritirarsi prima e ricevere meno soldi, magari facendo un secondo lavoro, oppure continuare a lavorare fino a 67 anni.
Con queste penalizzazioni alla fine nessuno opterà per la flessibilità?
In Francia la flessibilità impostata in questo modo ha funzionato. Ma è soltanto una delle ipotesi, tra le altre c’è anche il prestito pensionistico sul quale lo stesso ministero dell’Economia ha fatto dei calcoli per valutarne l’applicabilità. Tra l’altro è una soluzione che costerebbe meno.
Come funzionerebbe?
Le rispondo con un esempio. Una persona si ritira dal lavoro tre anni prima, e avrebbe in teoria diritto a una pensione di 1.500 euro. Lo Stato gliene presta 1.000 e quando il contribuente raggiunge l’età pensionabile si fa il conguaglio chiedendogli di restituire, magari in molte rate, quanto gli era stato anticipato. È una misura meno costosa che può funzionare per le persone che hanno urgenze particolari, legate a motivi familiari o di salute.
Lei come valuta l’ipotesi di un’estensione di Opzione Donna?
La valuto favorevolmente. Opzione Donna si basa sul ricalcolo della pensione attraverso il metodo contributivo. Una donna che si vuole ritirare prima dal lavoro, entro certi limiti, può farlo ma riceverà un assegno inferiore. Anche questo significa una diminuzione della pensione, ma molte donne l’hanno già accettata. Ciò di cui si sta discutendo ora è della possibilità di estendere questa possibilità anche agli uomini. Ma anche la staffetta generazionale, che consente di inserire un giovane mettendo un lavoratore “anziano” a part-time, potrebbe essere una soluzione.
Per il bollettino della Bce, “le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento per alcuni Paesi sono soggetti a rischi negativi. In assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale, i costi dell’invecchiamento saranno sostanzialmente più elevati in questi Paesi”. Anche l’Italia corre questo rischio?
Sì, ma questo vale per tutti. Solo se ci sono riforme e crescita l’occupazione può aumentare, sia per i nuovi assunti sia per gli anziani che rimangono più a lungo al lavoro. Se invece non si cresce si scatena una guerra dei poveri. Qualche anziano rimarrà più a lungo al lavoro perché è costretto dalla legge, ma i posti a disposizione sono meno per tutti. Il discorso della Bce vale dunque in ogni caso se vogliamo che il sistema non faccia acqua, cioè che ci sia occupazione per tutti. Invece negli ultimi anni purtroppo non è stato così.
(Pietro Vernizzi)